Resistenze ed Europa
Marzo 10, 2002 in Attualità da Redazione
Il delicato interno dell’Arsenale della Pace accoglie gli auditori intervenuti all’incontro. Le linee massive ed essenziali del vecchio fabbricato militare si mescolano ai lievi segni dell’architettura più moderna: isolette di pietre ammassate, piccola spiazzo di erba verde ricavato nell’uniforme pavimento, scale in blocchi di cemento con una lama d’acqua ad ospitare pesciolini rossi. L’ambiente caldo e rilassante è quasi in contrasto con l’argomento oggetto della conferenza.
“Resistenze ed Europa” è un ciclo di appuntamenti organizzato dal Sermig, a Torino, per parlare di quello che fu l’esperienza resistiva attuata prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Esperienza tutta europea, non riscontrabile in altri casi storici, seppur multiforme a seconda dei Paesi in cui si verificò. Due relatori ogni sera parlano di diversi aspetti della resistenza, mentre uno spettacolo dal vivo porta dritti al cuore dell’esperienza.
La docente di Storia Sociale di Fiesole Anna Bravo, con la sua calda voce, tratta in special modo proprio le difformità in cui si presentò il fenomeno. Queste divergenze sono state a lungo poco studiate, per il metro che è stato selezionato a posteriori nella valutazione dei fatti. Il CLN infatti decretò delle regole per identificare chi fu partigiano e chi no: aver partecipato ad almeno tre scontri a fuoco, essere inquadrati all’interno di un gruppo riconosciuto gerarchicamente e così via. In questo modo, sostiene la Bravo, si è tranciato fuori buona parte dell’esperienza partigiana. In particolare le donne, che spesso creavano i legami tra i gruppi ma sovente non imbracciavano il fucile. Così come si perde quell’esperienza non sporadica di resistenza «di pianerottolo», quando cioè le famiglie civili venivano a contatto di ebrei che decidevano di aiutare nel piccolo. “Grande esaltazione è stata data – dice la professoressa Bravo” ad episodi come quelli di Palatucci e Perlasca, mentre poco si è fatto per studiare i casi di singoli aiuti”.
In contrasto con la pacata esposizione della docente fiorentina, che tocca anche il caso esemplare della società civile e delle istituzioni della Danimarca, è il momento teatrale della serata. L’attrice Maria Maglietta si cimenta in un denso monologo tratto dal romanzo – biografia di Gina Negrini. “Sole Nero” è la struggente storia di un esperienza umana dura, marchiata a fuoco dalla parola resistenza: il tentato stupro da parte del padre, la militanza partigiana nel gruppo del comandante Masi, l’internamento in un campo sovietico, il rientro in Italia ormai vedova. Un esperienza individuale che racchiude in sé tutti gli elementi dell’esperienza storica, collettiva.
Chiude la serata l’intervento del professore Nicola Tranfaglia, docente di Storia Contemporanea presso l’Università di Torino. Due i punti su cui il torinese si sofferma maggiormente; innanzitutto la causa che ha portato a diverse resistenze: nei Paesi che hanno conosciuto il fascismo fenomeno di lunga durata, di minoranze all’inizio, mentre in Paesi democratici fu tutta la società ad opporsi (casi danese ed olandese); poi, la pluralità di esperssioni che la resistenza lasciava, coniugando al suo interno socialisti, comunisti, laici e cattolici.
Sono previsti ancora tre incontri, che si terranno sempre nella Sala della Pace dell’Arsenale (ore 20,45).
Tutte le serate prevedono uno spettacolo sul tema.
di Diego Did Sirio