Romano Prodi alla Settimana Sociale di Francia
Settembre 24, 2004 in Medley da Redazione
Da ormai un secolo le associazioni e le organizzazioni cristiane che si occupano del sociale si riuniscono una volta all’anno per una sessione di congressi e tavole rotonde, per poter progredire e far sentire la loro voce nella società francese. Nel 1904 questa organizzazione vide la luce nella regione Nord – Pas de Calais, quella che confina con il Belgio, regione segnata dai conflitti sociali legati all’estrazione di carbone. Cento riunioni dopo la Settimana Sociale di Francia ritorna alle origini, svolgendosi questo stesso week-end a Lille, capoluogo delle Flandre francesi.
Il tema dei quattro giorni di colloqui di questa edizione è “L’Europa, una società da inventare”, per segnare l’apertura che questo summit, originariamente previsto per il mondo associativo e cattolico francese, cerca, al passo con i tempi. Ed ad inaugurare i lavori non poteva esserci candidato migliore che il Presidente della Commissione Europea uscente, di formazione cattolica e di centro-sinistra.
In un sala-conferenze piena, al Grand Palais di Lille, Romano Prodi fa il suo ingresso accompagnato dal cardinale Etchegaray, rappresentante qui del Vaticano. Il presidente della Settimana Sociale, Michel Camdessus (ex presidente del Fondo Monetario Internazionale) lo invita ben presto al microfono, ed il «professore» parte per un lungo intervento in italiano, eletta lingua ufficiale dei lavori vista l’importante delegazione italiana presente quest’anno alla Settimana Sociale. Quello di Romano Prodi è un intervento che abbraccia tutti i punti caldi del momento, dall’adesione della Turchia all’adozione della Costituzione Europea, letti in una chiave sociale. “L’Unione conta oggi 453 milioni di abitanti, e conosce un avvenimento unico: dopo secoli segnati da una guerra dopo l’altra, ora possiamo vedere 60 anni consecutivi di pace”. Prodi vede nella Settimana Sociale lo spirito che muove anche la sua Europa: “L’Europa è un unione di minoranze, nessuno è maggioranza. Voi avete ignorato tutte le difficoltà dell’incontro per essere qui in questi giorni”. Una delle difficoltà a cui accenna Prodi è quella della lingua; a cui anche lui deve soccombere: solo alla fine del suo intervento scopre che la traduzione in francese è partita solo dopo quaranta minuti del discorso.
Nonostante il problema tecnico, i più di quattromila iscritti al fine settimana si riuniranno per discutere dell’azione cristiana nell’Europa del XX secolo, dell’esigenza ecumenica nell’Europa dei 25, di famiglia, di democrazia partecipativa e molto altro ancora. Le riflessioni che nasceranno durante il raduno saranno poi sottoposte all’attenzione dei politici e del mondo laico. A proposito dei politici il cardinale Etchegaray, ufficialmente in pensione ma inviato del pontefice nei «punti caldi» del mondo, evidenzia: “Gli uomini politici si fanno prendere come da un virus, non riescono più a fermarsi. Bisogna riuscire a fargli guardare al loro operato con distacco, e questo compito spetta a noi”.
Il programma di oggi prevede interventi rinomati. Tra gli altri quello dell’ex-presidente della Commissione Europea Jacques Delors, del primo ministro del Lussemburgo Jean-Claude Juncker e del nostrano Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio.
di Diego DID Cirio