Sambuy a Stupinigi
Novembre 22, 2001 in Arte da Claris
Una mostra particolare accoglie tutti coloro che passano di fonte alla Palazzina di Caccia di Stupinigi. Filippo di Sambuy arricchisce lo splendido incanto architettonico del luogo con cinquanta bandiere collocate sui due lati del viale d’accesso al castello. I pennoni hanno una rotazione di alcuni gradi, in modo d’aumentare la prospettiva e mostrare all’osservatore il susseguirsi dei colori e dei simboli delle cinquanta famiglie più influenti dell’epoca risorgimentale, nonché edificatrici della nuova città barocca, trasformando così la percezione in un’unica visione come in un dipinto d’autore.
Si tratta dell’ennesimo tableau vivant dell’artista, alla sua prima mostra a Torino dopo vent’anni di attività internazionale. Impreziosire una delle residenze reali più belle dell’Europa con quest’idea è un evento unico che l’autore ha intitolato “Annunzio”. L’idea dell’artista, oltre ad essere esteticamente di incomparabile bellezza, è un manifestazione d’orgoglio per le numerose nobili famiglie piemontesi che diedero il loro contributo all’architettura della città e che (con il Risorgimento) disegnarono la fisionomia dello Stato italiano.
Un tributo, dunque, a quelle famiglie, in buona parte (35 su 50) ancora esistenti, che così in profondità segnarono la nostra identità attraverso l’architettura (pensiamo agli innumerevoli palazzi di Torino) e la politica, ma un tributo, in fondo, anche alla città tutta, restituendole frammenti di un patrimonio storico dal quale non è possibile prescindere per costruire la propria identità.
L’installazione è quindi sospesa tra la dimensione dello spazio e quella del tempo, due elementi sempre presenti nella poetica dell’artista, che rispecchiano la sua sconfinata libertà creativa. L’allestimento, infatti, permette di ammirare le bandiere simboleggianti gli antichi casati cosi come avveniva quando, in occasione di feste o di pubbliche cerimonie, venivano esposte ai balconi del piano nobile del palazzo di famiglia.
I cinquanta casati scelti sono quelli maggiormente espressivi dell’aristocrazia piemontese, per vicinanza a Vittorio Amedeo II e per l’importanza delle cariche ricoperte dai loro esponenti. Purtroppo, dato il limite numerico posto dalle esigenze tecniche di allestimento e il breve lasso di tempo considerato (1684 -1730), sono state escluse famiglie altrettanto degne e meritevoli.
Come attentamente osserva Paolo Facelli nel suo testo per il catalogo della mostra (edizioni Umberto Allemandi), “Partire dalle bandiere, simbolo semplice ed ancestrale, di tanti illustri casati per rievocare la memoria degli uomini e comporre una sorta di tableau vìvant” significa “parlare del presente; anzi parlare al presente. La mostra che affonda le radici in secoli lontani non avrebbe potuto avere compiuta realizzazione senza una precisa contestualizzazione. Essa vuol parlare alla città tutta e sarebbe errato ritenerla interesse solo di una ristretta cerchia di eruditi e di aristocratici. Torino, oggi come ieri, ricerca una sua nuova identità. Allora l’opportunità arrivò dalla vittoria della Guerra di Successione spagnola e dalla trasformazione del Ducato in Regno. Oggi verrà dalla necessità di ridefinire la città culturalmente ed urbanisticamente, anche in vista delle Olimpiadi. Adesso come allora il cambio di funzione porterà a profondi mutamenti d’uso dell’impianto urbano.
Colori, rifiniture, sfumature, una notevole capacità di evocare la storia, ecco cos’è Annunzio.
Annunzio di Filippo di Sambuy
Luogo: Palazzina di Caccia di Stupinigi (Torino)
Periodo: 28 settembre – 15 novembre 2001
Informazioni: Galleria Carbone; via dei mille, 38; 10123 Torino; tel. +39.011.839.5911; fax +39.011.839.4165
Catalogo: Umberto Allemandi Editore
di Claris