Samuel Beckett ed il Finale di Partita
Dicembre 1, 2006 in Spettacoli da Roberto Canavesi
TORINO – C’è un che di diabolico nel “Finale di partita” in questi giorni in scena al Teatro Gobetti nell’allestimento diretto da un ispiratissimo Franco Branciaroli per il Teatro degli Incamminati: capolavoro indiscusso del genio creativo beckettiano, riallestito nel centenario della nascita dello scrittore irlandese, “Finale di partita” è un delirante quanto grottesco itinerario di sola andata con protagonista un quartetto di sopravvissuti ad un non meglio precisata catastrofe collettiva. Oltre ad Hamm, cieco e paralizzato sulla sua sedia a rotelle, ed al figlio adottivo Clov, ci sono anche Nell e Nagg, anziani genitori di Hamm ridotti a tronchi umani e costretti a vegetare all’interno di due bidoni della spazzatura a seguito di un incidente in tandem.
Novanta minuti filati di un contraddittorio surreale ed a tratti ironico dove si dice tutto senza dire nulla, con i personaggi a “consumarsi” in una serie di piccoli e ripetitivi gesti ambientati nel claustrofobico spazio ideato da Margherita Palli, una stanza fredda e sospesa nel vuoto con due finestre aperte sull’esterno, unico contatto verso una dimensione “altra” verso cui Hamm manifesta una continua attrazione-repulsione: fisicità artificiale dello spazio scenico se possibile rimarcata dalla componente visiva progettata da Gigi Saccomandi, fasci luminosi che si stagliano con prepotenza all’interno delle quattro mura, rimarcando la totale assenza di componente naturale in questo microcosmo di resti umani.
Nell’affrontare questo suggestivo testo-metafora di un lento, quanto inesorabile, abbandono di ogni riferimento dell’individuo moderno, o se si preferisce canto del cigno di un teatro di matrice ottocentesca, Franco Branciaroli, punta sul registro comico “colorando” il suo Hamm con una parlata alla francese che conferisce simpatia e levità al personaggio: perfetto anche il Clov di Tommaso Cardarelli che conferma in questa prova d’attore di aver raggiunto piena maturità artistica.
A loro, come al Nagg di Alessandro Albertin e alla Nell di Lucia Ragni, i meritati e convinti applausi del pubblico della prima.
Torino, Teatro Gobetti, fino a giovedì 7 dicembre 2006.
di Roberto Canavesi