Samuele Bersani
Febbraio 13, 2001 in Musica da Redazione
Prima dell’ultimo festival di Sanremo il nome Samuele Bersani era legato, più che alla sua produzione musicale, al suo celebre scopritore Lucio Dalla, o a quei suoi bei maglioni larghi molto “grunge”, o ancora agli affascinanti grandi occhi verdi.
Ora il trentenne cantautore, uno dei pochi che possano ancora considerarsi degni di questa classificazione, è riuscito a scrollarsi di dosso queste definizioni che si portava dietro da quando, ancora ragazzino, aveva fatto impazzire tutte le giovincelle con Chicco e Spillo, canzone diventato il tormentone di un estate, per continuare poi, qualche anno dopo, con Freak.
Eppure, già quando la maggior parte delle persone lo consideravano solamente un cantantino per adolescenti, i più accorti si stupivano per la sua grande capacità di giocare con le parole. Bersani è riuscito ad acquistare l’attenzione della critica solamente tre anni fa, all’uscita di “Giudizi universali”. Il cantante di Cattolica fece uscire dal suo cilindro una canzone veramente bella che si distaccava dal resto del disco, a cui sembrava ancora mancare qualcosa. Poi anni di silenzio, durante i quali di Bersani non si sa più nulla, se non quello che raccontano le cronache rosa: ovvero della sua storia d’amore con la ex di Sgarbi, la bella Elenoire Casalegno, che poi lo lascia per Ringo.
Infine Sanremo e tutti sembrano puntare gli occhi su questo giovane artista che propone “Replay”. Una canzone che non sembra assolutamente adatta al festival di Sanremo, che non è commerciale e deve essere ascoltata non solo una volta, ma più volte con attenzione. Nonostante queste difficoltà riesce ad arrivare quinto al Festival. Sembra che Samuele con questa canzone abbia raggiunto la piena maturità artistica, la critica loda ed elogia il bel cantante di Cattolica e si attende con trepidazione l’album, forse con la paura che Replay sia solo nuovamente una perla in un album mediocre. Ma ecco che ascoltando l’Oroscopo Speciale, ultimo disco di Samuele Bersani, tutti i dubbi improvvisamente scompaiano. Ci si trova infatti davanti a dieci canzoni, che sono dei piccoli capolavori, tutte con la stessa intensità, la stessa grande ricerca musicale unita ad una particolare capacità evocativa delle parole, da sempre punto forte del cantante.
Sembra veramente che in questo disco l’artista abbia raggiunta la piena e completa maturità, sia personale che musicale. E’ un disco da prendere a piccole dosi e ogni volta che lo si ascolta si trova sempre un nuovo particolare su cui concentrare l’attenzione. E’ un disco a cui Bersani ha lavorato molto, anche perché come ammette lui stesso, dopo il successo e le lusinghe di Giudizi Universali, non riuscì più a scrivere nulla per un anno. Un album che parla in maniera esclusiva del cantautore stesso che ci racconta, con queste dieci canzoni, dieci sprazzi della sua vita, con tutti i suoi dolori, le paure e le ansie di un giovane che sta per varcare la soglia dei trenta. Sprazzi di poesia raccontati con dolcezza, quasi mai mischiata a rancore, che, se mai, cede al rimpianto. Come nel verso della canzone “Isola” che bene rappresenta tutto l’album: “Se mi telefoni lo so lo fai per solitudine ma per solitudine anch’io ti richiamai”.
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di Sonia Paolin