Schegge di fuoco
Aprile 30, 2006 in Libri da Stefano Mola
Titolo: | Schegge di fuoco |
Autore: | Gamal Ghitani |
Casa editrice: | Jouvence |
Prezzo: | € 10,00 |
Pagine: | 122 |
Gamal Ghitani, scrittore egiziano, nato nel 1945, è uno tra dei principali scrittori di lingua araba, premiato nel 1998 con il prestigioso Sultan ‘Aways come miglior romanziere. È finalista al Grinzane 2006 per la sezione narrativa straniera con una raccolta di racconti, Schegge di fuoco, edito dalla meritoria casa editrice Jouvence.
C’è in questi racconti un filo conduttore: la descrizione di uno sguardo sospeso. Il punto di vista è letterario: quello di chi si ferma a osservare le cose. Nell’atto di osservare, il punto di vista interno si sdoppia. L’osservazione non è un semplice atto fisico, come quello che potrebbe fare un telescopio. È implicita un’attiva partecipazione interiore, una analisi del mondo e una analisi delle proprie sensazioni. In questo, si scava uno slittamento tra il tempo interno e il tempo esterno, che continua a scorrere imperturbabile indipendentemente da noi. Si creano pertanto le condizioni per lo spaesamento, per la nostalgia, per la sovrapposizione del vissuto personale al presente, per l’isolamento, per un sentimento crepuscolare.
A mio giudizio, questo atteggiamento è particolarmente evidente nei racconti Ritorno e in quello che dà il titolo alla raccolta, Schegge di fuoco. Il primo è la storia di un viaggio in autobus. Il protagonista (o meglio, per quanto detto in precedenza, l’osservatore) si trova all’estero. È notte. Deve prendere l’ultimo autobus per far ritorno in un città. I luoghi non vengono nominati esplicitamente: presumibilmente si tratta di un paese europeo. Ciò che importa non è tanto la precisione dei luoghi, quanto la narrazione di uno spaesamento, di un’incertezza (sono sull’autobus giusto? chi sono, cosa pensano quelli che mi circondano?) che acuiscono i sensi nello sforzo di comprendere la realtà aliena che sfuma nella notte.
In Schegge di fuoco siamo invece al Cairo, la città di Ghitani. Se nel racconto precedente l’incertezza che invade l’occhio della narrazione è l’alterità, qui, in un contesto perfettamente noto al protagonista qui è la sovrapposizione (reale? immaginaria?) di due donne che si somigliano moltissimo. Una è quella amata anni addietro, l’altra è la giovane figlia di un amico che gli si presenta davanti agli occhi, redattrice in prova per un’emittente che trasmette in francese. Nella mente del protagonista, i contorni delle due donne si confondono, sfumando l’una nell’altra, lasciando il protagonista in uno stato di sospensione indefinita. Esemplare da questo punto di vista è la chiusa del racconto. Il narratore all’improvviso confessa alla giovane donna di essere turbato da lei:
Per alcuni istanti la mia confessione non mi impedì di vedere che effetto avevano avuto le mie parole in quel momento particolare. Fu come se all’improvviso i suoi lineamenti si fossero induriti e il tempo, improvvisamente, si fosse fermato per poi ricominciare, ma riportandomi indietro.
La ragazza spalancò gli occhi visibilmente spaventata, anzi atterrita. Fu come se si ritraesse in se stessa, il rosso fuoco delle sue labbra sbiadì, mentre io mi chinai verso di lei, perplesso e intimidito, nel tentativo di capire [pag. 36]
Questo punto di vista preclude una conclusione. I racconti di Ghitani spesso sfumano così, come una suggestione, come un incanto di fronte al mistero della vita. Un altro esempio è il racconto che apre la raccolta, Passaggio. Il protagonista, insieme ad alcuni amici provenienti dal Marocco, si reca in visita al mausoleo di Sidi Dhu al-Nun. Lo trovano chiuso, si mettono a pregare davanti al cancello. Poi, inaspettata, compare una donna sconosciuta assai sensuale (le descrizioni femminili di Ghitani sono sempre molto ricche e seducenti, e ci consegnano una femminilità carica di un erotismo misterioso). Questa apparizione lascia il protagonista in uno stato di sospensione che carica la figura della donna quasi di oscuri presagi, tanto che la frase conclusiva è si affrettò a fuggire da sicura morte.
Spesso si discute dei premi letterari, se mette in discussione il valore. Io credo che comunque mettere in evidenza i libri, portare sotto i riflettori scrittori come Ghitani, che possono non essere molto conosciuti dal pubblico, sia comunque un merito che vada riconosciuto a premi come il Grinzane, per la sua attenzione alle letterature del mondo.
di Stefano Mola