Schiele a Lugano
Giugno 22, 2003 in Medley da Sonia Gallesio
Grazie ad una nutrita mostra ospitata presso il Museo d’Arte Moderna di Lugano, ancora fino al 29 giugno sarà possibile ripercorrere la breve ma prolifica carriera di Egon Schiele, erede spirituale di Gustav Klimt e protagonista indiscusso, insieme a Oskar Kokoschka, dell’espressionismo austriaco.
Documentandone le maggiori evoluzioni tecniche e stilistiche, l’antologica svizzera si rivela uno dei più completi allestimenti dedicati all’artista negli ultimi tempi. Include infatti opere ‘tradizionali’ prodotte durante gli studi accademici (Autoritratto verso destra, 1907; Peschereccio a Trieste , 1908), alcuni lavori riflettenti gli influssi di Klimt e della Secessione (Girasole II, 1909), altri appartenenti agli anni trascorsi a Krumau e Neulengbach (Il Municipio di Krumau II, 1911), i capolavori più disparati realizzati tra il 1913 e il 1918, periodo nel quale l’autore vive nuovamente a Vienna (Ragazza inginocchiata, appoggiata ai gomiti, 1917).
In mostra sono presenti una quarantina di dipinti ed altrettante opere su carta provenienti da collezioni private e musei di tutto il mondo, in particolare dal viennese Leopold Museum, una delle maggiori raccolte intitolate a Schiele.
Al primo piano di Villa Malpensata sono esposti disegni e guazzi prodotti dal ‘10 al ‘18, mentre al secondo sono radunate le opere pittoriche. L’allestimento è costituito da un percorso cronologico con sale a tema dedicate agli autoritratti, ai nudi, ai paesaggi, alle vedute urbane e alle composizioni allegoriche.
Tra i dipinti più significativi, da ricordare Il veggente del proprio destino (1911), rimandante ad un tipico motivo dell’iconografia medievale che raffigura l’uomo ghermito dalla morte, entità spettrale che assume le sembianze della sua futura vittima. Uno dei pezzi più conosciuti è Cardinale e monaca, del 1912. Ispirata al celebre Il bacio di Klimt, la composizione si fonda su uno schema piramidale. I contrasti cromatici che dominano la tela, resi dall’accostamento del rosso e del nero, possiedono un importante valore simbolico e riconducono all’eterno antagonismo tra amore e morte, eros e thanatos.
Com’è noto, spesso Schiele deforma ed invecchia i suoi soggetti, e lo stesso fa con la sua figura, negli autoritratti. A tal proposito, si osservi Autoritratto con il viso atteggiato a una smorfia (1910): al tempo della sua esecuzione egli ha solo vent’anni, sebbene paia decisamente più maturo.
Di frequente, poi, l’artista mozza o nasconde le estremità degli arti umani, in prevalenza i piedi. In Nudo seduto (Autoritratto) del 1910, ad esempio, la totale assenza di questi ultimi fa sì che le sue membra inferiori assumano un aspetto inquietante, una connotazione ragnesca…
Risalente al 1908, Autoritratto nudo è la prima opera nella quale Schiele si effigia completamente svestito. Scelta che nel corso degli anni sarà rinnovata fino all’ossessività, alimentata da un costante impulso all’autoanalisi psicologica. Questo dipinto rivela altresì la forte anticonvenzionalità di Egon, che poco dopo gli esordi si dissocia dai dettami stilistici e compositivi di natura accademica.
Madre e bambino (1912), invece, richiama in qualche modo i volti-maschera di Ensor. L’espressione di sgomento del bambino, dagli occhi spalancati, è apprezzabilmente rafforzata dal gesto della sua mano, tesa ed aperta come a respingere qualcosa. Al contrario, la madre appare consapevole, pacata, forse rassegnata. La posizione delle mani di entrambi, opposte ai volti, dona un equilibrio sorprendente al duplice ritratto.
Da non perdere, inoltre, Donna distesa del 1917, il bellissimo Nudo che si sorregge del 1910 (gessetto e gouache su carta), Uomo e donna II (Coppia di amanti III) risalente all’ultimo anno di vita dell’autore.
Egon Schiele
Museo d’Arte Moderna (Villa Malpensata)
Riva Caccia, 5 Lugano Svizzera
Fino al 29 giugno 2003
Ingresso: intero € 8,00
Orari: da mart a dom, dalle 09.00 alle 19.00
Catalogo: edito da Skira, € 35,00
A cura di: Rudy Chiappini
di Sonia Gallesio