Seducing ourselves, above all
Ottobre 26, 2004 in Punti di Vista da Simona Margarino
Deception and appearances: one can decide to seem different for a thousand reasons; to wear light stockings on hairy legs, to keep the moustache under permed hair, to hide dreams in a mock in the apron stage of a kitchen, to fill one’s pockets with fake money in a kinder-garten, to disappear behind inflated toys in the office or don glasses over a pair of purple eyes are but varied forms of the same disguise.
On the other hand, being a man, today, can imply a number of duties to escape from; being a woman instead… nobody still understands. The female role, over the centuries, has been asked to change in order to adapt to the current needs, ranging from a breast for parental reassurance to a body for passionate love. The consequence was a Great Mother, a goddess, a Valkyrie, a mum, a doll, a geisha, a servant, a piece of tapestry or, even simply, Nothing. Thenceforth, watching the main stage through binoculars has led to the birth of types and stereotypes, as well as a bit of dishonesty.
A femme fatale, a single mother and a frustrated superstore cashier, a wife wanting a career, another one trying to revive her husband’s (sexual) interest and a man who is not such, though, are examples of a world where, removing the mask, there is always something in common despite of mentalities, choices and social extraction. If, then, a director and a producer start putting a few of these characters in the same “School for Seduction” to show their reaction, the result can simultaneously amuse, depress, enthuse: it’s an asylum for weirdoes, a cage where golden bars are made of grace, posture, pose, affectation, exteriors signs of a more genuine inner explosion of vitality and peculiarity that have only to be released.
Sue Heel, in her (first, and hopefully not last) film, seems to suggest that the only covering shield every person should have is what women often lack: self-confidence, the power of seeing themselves not as a smart dummy for fire-place dining rooms, a rampantly masculine puppet or a controllable mind, but as a multiplicity of unique emotions, ambitions, thoughts, whatever these are, without presumption. This means to be the true feminine Donna, Sophia, Kelly, Irene, Clare, also serving fish in the local shop, in the end.
Seducendo noi stesse, soprattutto
Inganno e apparenze: si può decidere di sembrare diversi per un migliaio di ragioni; mettere autoreggenti leggere su gambe pelose, tenere baffi sotto capelli permanentati, nascondere sogni dentro al grembiule nel proscenio di una cucina, riempirsi le tasche di soldi falsi in un asilo, scomparire dietro giocattoli gonfiati in ufficio o indossare occhiali su un paio di occhi viola sono soltanto esempi dello stesso travestimento.
D’altronde, essere uomo, oggi, implica un certo numero di doveri da cui scappare; essere donna, invece… nessuno ancora lo capisce. Al ruolo femminile, durante i secoli, è stato domandato di cambiare per adattarsi alle necessità correnti, che andavano da un seno di parentale rassicurazione a un corpo per amore appassionato. La conseguenza è stata una Grande Madre, una dea, una Valchiria, una mamma, una bambola, una geisha, una serva, un pezzo di tappezzeria o, perfino più semplicemente, Niente. Di lì in poi, guardare il palco principale dal binocolo ha portato alla nascita di tipi e stereotipi, nonché un poco di disonestà.
Una femme fatale, una madre single e una cassiera di supermercato frustrata, una moglie che vuole la carriera, un’altra che cerca di far rivivere l’interesse (sessuale) del marito e un uomo che non lo è, però, sono esempi di un mondo in cui, rimovendo la maschera, c’è sempre qualcosa in comune, a dispetto di mentalità, scelte ed estrazione sociale. Se poi un regista e un produttore iniziano a mettere alcuni di questi personaggi in una medesima “Scuola di Seduzione” per mostrare le loro reazioni, il risultato può divertire, deprimere, entusiasmare: è un manicomio per gente stramba, una gabbia dove la sbarre d’oro sono fatte di grazia, postura, posa, affettazione, segni esteriori di una più genuina esplosione di vitalità interiore e peculiarità che devono solo essere rilasciate.
Sue Heel, nel suo primo (e si spera non ultimo) film, sembra suggerire che il solo scudo di copertura che una persona dovrebbe avere è quello che alle donne spesso manca: la fiducia in sé, l’autostima, il potere di vedere se stesse non come stilosi manichini da salotto con camino, rampanti pupazzetti mascolini o una mente controllabile, ma come una molteplicità di emozioni, ambizioni, pensieri unici, qualunque essi siano, senza presunzione. Questo significa essere una vera, femminile Donna, Sophia, Kelly, Irene, Clare, anche servendo pesce in un negozio del posto, in fin dei conti.
Sue Heel
Studied directing at the North East Media Training Centre, a cinema school in the north of England. She graduated in 1992. The movie she prepared as her dissertation won a special mention at the 1993 Television Society Awards. After spending several years developing scripts and ideas for short films, she has conceived and written “School for Seduction”, which in 200o was selected to be produced by Ipso Facto Films. At the moment Sue Heel has been writing for ITV (the third channel of British television) a satirical drama called “Education, Education, Education”.
School for Seduction – www.ipsofactofilms.com
Year of Production: 2003
Running Time: 100 mins
Director: Sue Heel (first feature)
Producer: Steve Bowden, Christine Alderson, Angad Paul
Editor: Vic Bateman, Zygi Kamasa, Simon Franks
Screenwriter: Sue Heel, Martin Herron
Director of Photography: Tony Imi
Sound: Tommy Hair
Music: Mark Thomas
Leading Players: Kelly Brook, Emily Woof, Dervla Kirwan, Margi Clarke, Jessica Johnson, Neil Stuke, Tim Healey.
Presented (8/10/04, h 21.40, 9/10/04, h17.10) at the
11° festival internazionale
CINEMA DELLE DONNE
in viaggio con noi
Torino 8-15 ottobre 2004
Multisala Teatro Nuovo
Corso Massimo D’Azeglio, 17 – Tel. 011.6500202 www.festivalcinemadelledonne.com
Informazioni
LA MO-VIOLA
Tel./Fax 011.4407801
[email protected]
di Simona Margarino