Steve Wonder genius e la sua meraviglia “A time 2 love”
Novembre 30, 2005 in Musica da Gino Steiner Strippoli
Nome: Steveland. Cognome Judkins. Per tutti la meraviglia della black music Stevie Wonder. Il genio del “Detroit – sound” Colui che nel 1963 uscì con un album intitolato “12 –years-old genius”. Mai profezia dei bosses della Motown (sua casa discografica da sempre) fu azzeccata. Da subito enfant prodige, oggi a 42 anni di vita artistica rimane l’unico “Genius” in vita della musica nera. Da anni l’appellativo di genio lo condivideva con lo scomparso Ray Charles, ovvero il suo modello d’ispirazione artistica e esistenziale sin da bambino. Tanto era la devozione di Wonder per Charles che nei primi anni ’60 gli dedicò un album “Tribute to Uncle Ray”.
Il 13 maggio scorso Stevie ha compiuto 55 anni ma la verve è sempre quella del piccolo genio che a 12 /13 anni suonava il pianoforte e l’armonica con capacità uniche di penetrazione emozionale.
Da pochi giorni è uscito il nuovo album di Wonder “A TIME 2 LOVE” (Universal – Motown) ennesima meraviglia. Un disco di soul, funky, rap, jazz con moderne e antiche sonorità. La voce è stupenda, delicata quanto energica, calda quanto potente. Non me ne vogliano gli altri artisti, ma se il rock‘n‘roll ha avuto in Presley il suo Re, il soul il suo King assoluto lo ha in Wonder. 15 brani solari.
Si inizia con un duetto eccellente con Kim Burrell “If Your Love Cannot Be Moved”.Il ritmo è cadenzato in una sorta di soul rap ma con un ritornello che tende ad aprirsi maestoso in tutta la sua dolcezza. Nelle più tradizionali sonorità di Wonder Genius, vicine alle atmosfere anni ’70, è “Sweetest Somebody I Know” con canto orchestrale e l’armonica che ricama un bell’assolo. Le arie notturne di “Moon Blue” fanno rivivere colonne sonore di gente girovaga solitaria in qualche anfratto di qualunque città, mentre le note del pianoforte dipingono i passi sulla strada. “From the Bottom of My Heart” viene introdotta dall’armonica di Wonder, una canzone spensierata e solare. Quasi un ritorno ad “Innervisions”, con la voce di Wonder a scaldare ogni cosa raggiunga, sulle basi di un soul jazz cristallino. La potenza del funky-soul scatta inarrestabile quando si aprono le note di “Please Don’t Hurt Me”. Un pezzo trascinante con passaggi roccheggianti in piena black soul. Vale da solo l’intero album, anche perché di brani cosi nessuno è più capace a farne. Che dire di “How Will I Know”, quasi un intermezzo a due voci con Aisha Morris: due voci innamorate del soul. “My love Is On Fire” è una ballad accattivante dove Wonder gioca con il suo strumento più importante la sua voce, che disegna articolate sonorità mentre il flauto di Hubert Laws gli fa da sottofondo. Come un pittore con il suo pennello colora una tavolozza, Stevie colora l’aria attraverso il suo pianoforte con atmosfere romantiche in “Passionate Raindrops”. Si riscaldano le note in un ritmo ipnotico con “Tell Your Heart I Love You” con il suo canto imperante su tutto. Il jazz superbo di “True Love” fa rivivere quelle arie fumose di locali notturni tra “alcol e cigarettes”, dove luci soffuse creano un mix di colori sbandati e sregolati. Le incantevoli atmosfere proseguono in “Shelter in the Rain” e poi si sbanda o si gode di brutto (come preferite) quando arriva “So What The Fuss”. Ricordate la “Superstizione” (Supertition) correva l’anno ‘73 : “ Gran Superstizioso, il tuo destino è già deciso……”.
Ecco il proseguo a livello musicale, la continuazione naturale. E’ il brano più bello di questo “A Time 2 Love” , è cantato con una grinta straordinaria, è ‘jezzato’ al punto giusto, è ‘rappato’ in una funky dance unica. Le sonorità ritornano delicate con “Can’t Imagine Love Without You” mentre un nuovo duetto con Aisha Morris sfiora i ritmi dance freschi e moderni. Siamo alla fine dell’album con un pezzo “A Time To Love” che dura ben 9 minuti e 17 secondi. Qui Steve si avvale dell’apporto dell’ex Beatles Paul Mc Cartney alla guitar mentre la sua voce si fonde con quella di India Arie. Eleganza soft orchestrale in una canzone che rintocca il tempo dell’amore. La voce di India ben si aggiunge all’espressività di Wonder Genius. Armonie e note che arrivano a scrutare e raggiungere l’anima di chi le ascolta. Da sottolineare la delicatezza delle percussioni in assolo di Richie Gajate Garcia di Puerto Rico, nella parte finale della canzone, che impreziosisce il tutto.
di Gino Steiner Strippoli