Storia della carta (parte III) | Sudate Carte Curiosità IV edizione
Gennaio 18, 2006 in Sudate Carte da Stefania Martini
Una delle innovazioni più importanti che aiutarono a velocizzare il procedimento di fabbricazione della materia prima utilizzata per la produzione della carta fu l’introduzione del cilindro olandese nel XVII secolo. La macchina olandese non fu l’invenzione di una persona sola ma ma piuttosto il risultato di una lenta e progressiva evoluzione di attrezzature in uso da più vecchia data.
Il dispositivo era costituito da una vasca a sezione ellittica al cui centro veniva sistemata una parete divisoria, in modo da far assumere alla vasca una forma a “ippodromo” entro la quale l’acqua veniva convogliata lungo un percorso circolare. Su uno dei lati lunghi dell’anello, era disposto trasversalmente un cilindro di legno ruotante, munito di lame metalliche, al di sotto del quale – e a distanza ravvicinata – si trovava una piastra di metallo.
Facendo ruotare abbastanza velocemente il cilindro ed introducendo gli stracci, questi venivano trascinati dal moto dell’acqua e, passando ripetutamente tra cilindro e piastra, venivano sfibrati dando origine ad una sospensione di fibre analogo a quello ottenuto con l’operazione manuale.
Essendo ridotta molto più finemente che con le precedenti tecniche manuali (che prevedevano l’utilizzo di “pile a magli”), questa poltiglia permetteva di eliminare il passo di “macerazione” adottata per facilitare la sfibratura, che poteva rivelarsi nocivo alla buona qualità della carta: si ottenne così un prodotto più raffinato, cui si affiancarono tempi di lavorazione più brevi.
Grazie a questa nuova macchina, l’Olanda, che era entrata sul mercato europeo della carta con un certo ritardo rispetto ad altri paesi, divenne in breve uno dei maggiori produttori ed esportatori, con uno standard elevato per la qualità della materia fornita.
Una nuova svolta di carattere tecnologico si ebbe nel 1799, quando in Francia, Nicolas Louis Robert ideò la prima macchina continua: la macchina “sans-fin” non si limitava, infatti, a rivoluzionare il ciclo produttivo – oltre che meccanizzando la fabbricazione del foglio, inglobando altre fasi, come l’asciugatura – ma richiedeva anche nuovi spazi.
Si tratta, infatti, di un’ apparecchiatura non solo complessa ma anche di dimensioni notevoli.
A determinare l’affermazione dell’industria cartiera nella sua forma attuale contribuì anche l’importantissima scoperta di Federico Gottlob Keller che, nel 1844, ottenne la pasta di legno meccanica sfibrando per la prima volta il legno delle latifoglie con mole di pietra.
Alla scoperta della cellulosa (o pasta chimica) sono legati i nomi di Meillier (1852) che pose a cuocere della paglia con soda caustica in un bollitore sferico e di Tilghman, che riuscì a produrre cellulosa partendo dal legno di conifera e usando una soluzione di bisolfito di calcio.
Al 1882 risale il procedimento Ritte-Kellner e al 1883 quello di Dahl, che aprì la via alla cellulosa e al solfato.
di Stefania Martini