Tabernacoli brasiliani
Settembre 30, 2001 in Arte da Claris
“Da piccola ricevetti in regalo da mio padre un oratorio ricavato da un pezzo di legno con una piccola immagine di Sant’Anna all’interno: non immaginavo che per me sarebbe cominciata una vita di collezionismo. Appartenere allo stato di Minas, è senza dubbio un fatto che spiega la mia attrazione per l’universo del magico e del sacro. Minas è lo Stato creatore per eccellenza del bisogno d’arte, della mentalità religiosa, della riflessione costante e inesauribile sulle proprie radici. Il Minas, infine, è un territorio adatto a mettere in risalto tutti i diversi aspetti dell’anima. E’ ancora grazie allo Stato di Minas che io possiedo la coscienza della generosità di Dio e della natura. La certezza d’essere la custode temporanea di questi oggetti di fede m’ha incoraggiata nella realizzazione della mia missione, creare il Museo dell’Oratorio e restituire la collezione al patrimonio pubblico dei mio Paese.”
Ecco come le parole di Angela Gutierrez ben illustrano motivi e intenti della mostra sugli oratori brasiliani a Palazzo Bricherasio. Un tema un po’ fuori dalla consueta programmazione questo che trova posto nelle Sale Storiche della Fondazione fino al 7 ottobre 2001. Si tratta di una settantina di oratori brasiliani e vari oggetti di fede provenienti dal Museo dell’Oratorio del Brasile, parte della collezione di Angela Gutierrez.
Per chi è stato in Brasile la ricchezza decorativa di questi oggetti non può stupire: è sufficiente pensare alle 165 chiese di Salvador de Bahia con gli ornamenti ora barocchi, ora manieristi, ora tardo rinascimentali. Oppure allo sfarzo delle feste religiose di uno stato, quello brasiliano, in cui la religione cattolica ha avuto influenze pagane per i tanti influssi africani portati dagli schiavi costretti a lavorare nelle piantagioni. Ed allora ecco un comune denominatore tra tutti i paesi della confederazione brasiliana: la fede. Ed il Minas Gerais, con la sua capitale Ouro Preto, proclamata patrimonio mondiale dell’umanità nel 1980 dall’Unesco, è forse la nicchia più importante, la culla della religione brasiliana. Il Museo dell’Oratorio ha sede nell’antica dimora dei novizi dell’ordine del Monte Carmelo ed offre un’idea di ciò che fu la fede cristiana nello Stato di Minas Gerais nel XVIII e XIX sec.
Per poter avvicinare un pubblico più vasto, sono state organizzate diverse esposizioni, a cominciare da quella di Lisbona nel 1994. Il successo ottenuto ha convinto Angela Gutierrez a portare la sua collezione anche in altri Paesi dividendo la collezione in due parti: una è in permanenza al Museo dell’Oratorio di Ouro Preto, l’altra è itinerante.
Nell’immenso Brasile, dove una buona parte della popolazione viveva in campagna, nelle fazendas isolate, la pratica religiosa si riduceva spesso a una o due messe all’anno, celebrate nella cappella della fazenda da preti di passaggio. E’ per questo motivo che a poco a poco nacquero gli oratori, vere e proprie piccole chiese domestiche, sempre aperte, sempre a disposizione, dedicate ad alcuni santi scelti per proteggere la fazenda e i suoi abitanti: piccole chiese facili da trasportare e molto pratiche per chi desiderasse pregare in silenzio.
Gli oratori provengono da luoghi a volte molto lontani gli uni dagli altri e furono realizzati da artisti locali, ispirati dalle chiese che conoscevano o che avevano visto durante i loro viaggi: per questo esistono molti stili differenti, che riflettono l’origine e la sensibilità propria dell’artista.
Vari sono i modelli di oratori esposti in mostra. Alcuni sono definiti oratori da viaggio: trasportati sul dorso degli asini, avevano la funzione principale di dare sicurezza e di incoraggiare colui che lo utilizzava, durante le lunghe marce. Quelli di picole piccole dimensioni, circa 10 cm., potevano essere messi nelle tasche, vicino al corpo, e vengono chiamati oratori tascabili: avevano la funzione di talismani o amuleti ai quali il fedele poteva rivolgersi in caso di pericolo.
L’oratorio da questuante serviva a raccogliere i fondi per la costruzione dei luoghi di culto di una confraternita, per le feste religiose e anche per il sussidio ai malati e ai mendicanti. Gli oratori cilindrici hanno una forma che ricorda le cartucce da sparo. Le statue dei santi erano spesso collocate o tagliate all’interno stesso dell’involucro per evitare i danni e le perdite.
Negli oratori afro-brasiliani, realizzati da artisti di colore ridotti in schiavitù, le figure scolpite all’interno di armadi in muniatura sono accompagnate da numerosi amuleti, quali pezzi di monili, di rosari, di ex voto, di piccoli quadri di santi, di disegni, di fiori, di perle, che testimoniano il forzato adattamento dei neri alla religione coloniale.
Il Museo dell’Oratorio dei Brasile è stato costituito in seguito alla donazione che Angela Gutierrez ha voluto fare alla sua Nazione, e che oggi grazie alla Regione Piemonte, allo Stato di Minas Gerais (Brasile) e alla Fondazione Palazzo Bricherasio è possibile vedere anche a Torino. Le sale barocche dei Palazzo, infatti, non potrebbero essere “scrigno” migliore per queste opere in cui la concezione popolare dei lavoro artistico e l’immaginario collettivo dell’universo sacro si compenetrano in un linguaggio spirituale che accomuna tutti i popoli.
I tabernacoli derivano dall’edicola romana. Quando nel 1500 l’ammiraglio Pedro Alvarez Cabral sbarcò in Brasile, portò nella sua caravella, tra le altre cose, un oratorio contenente l’immagine scolpita di Nostra Signora della Speranza. Ciò diede inizio ad una tradizione molto originale. La necessità di possedere reliquie ed altri oggetti di devozione per procurarsi la protezione dei santi e l’intimità con la divinità si sviluppò in tutte le colonie. In Brasile gli oratori domestici divennero oggetti indissociabili della vita quotidiana: nelle alcove delle giovani donne, era l’amico, il consigliere e il custode dei segreti intimi di una vita d’attesa e di speranza; era lo sguardo al futuro, il simbolo cui rivolgere le proprie aspettative di matrimonio. L’oratorio era l’incoraggiamento che la madre dava alla figlia il giorno delle nozze. La figura della Vergine Maria era la più apprezzata, con una preferenza per Nostra Signora della Concezione, dei Rosario e dei Parto e sua madre, Sant’Anna. Di tutti i santi venerati nello Stato Minas Gerais, Sant’Antonio fu forse quello più amato: dispensava miracoli, celebrava matrimoni, guariva i malati, allontanava i pericoli e aiutava a ritrovare oggetti persi o rubati.
Oratori brasiliani. Oggetti di fede
Periodo: 21 settembre – 7 ottobre 2001
Orario: lunedì 15 – 23; da martedì a domenica 11 – 23
Sede: Palazzo Bricherasio – via Lagrange, 20 – 10123 Torino
Ingresso: gratuito
Informazioni: tel. 011.517.1660
di Claris