Tipi d’aeroporto
Febbraio 17, 2001 in il Traspiratore da Simona Margarino
(Precauzioni d’uso per chi non è dell’ambiente: prendere la descrizione a piccole dosi)*
C’è il prode comandante da svariati milioni al mese (non chiedetelo, non vi dirà mai quanto…), ammorbidito dal calore di confortevoli hotel a 5 stelle, che ricusa di installare l’impianto di riscaldamento in casa con l’ammirevole scusa che il freddo fortifica (i figli e la consorte, senz’altro!)…
C’è il primo ufficiale con la faccia da bambolotto innocente che a volte dimentica la moglie lontana davanti agli occhi promettenti di una sconosciuta, perché tanto lui non si voleva sposare, e se l’ha fatto ed è pentito non resta che pilotare il velivolo ancora giovane verso nuovi oblianti lidi…
C’è il trainer che in un attimo di abbandono si scola un gin&tonic per scordare le scoccianti noie di un’esistenza analcolica all’insegna di auto-controllo e altrui sorveglianza, modello ex spia del KGB…
C’è la N1 -o capocabina, per i non addetti ai lavori- che, rubacchiandosi qualche minuto, s’inventa una nuova procedura d’emergenza: alle luci verdi lampeggianti (le cosiddette ‘banana lights’, carino, vero?) e al segnale “Attention crew: on ovens”, procedere nel galley e fondere immediatamente nel forno la pila di tavolette di cioccolato onde spalmarle sui croissants bollenti e addolcire così qualche vita sospesa nel vuoto, in carenza di dolcezza…
C’è la hostess che eccede nelle birre al bar dell’albergo per avere di che parlare -o eventualmente tacere- il giorno successivo…
C’è lo (o meglio, i molti, troppi…) steward gay bello e gentile -che ti verrebbe da morderti le mani…- e quello etero dalle avventure facili e fulminee -che ti verrebbe da far male a qualcos’altro…
C’è il ground-agent (l’addetto che consegna a bordo i documenti di volo, N.d.T.) che si bacia sulla porta la cabin-crew consenziente -e mai vista prima- come un postino non oserebbe mai permettersi con la casalinga, neppure dopo aver bussato un paio di volte…
C’è il lindo uomo delle pulizie che, fingendo di non capire, potesse non ti cambierebbe mai il sacco dell’immondizia, ma ‘carta igienica’ in sette lingue, quello te lo sa dire…
C’è l’erculeo individuo del catering che spinge i carrelli tra i sedili con la grazia di una giraffa in un cestino di vimini…
C’è l’elegante signorina del banco check-in, in veste Armani e capigliatura Rolando, che al solo vedere la tua valigia di 60 kg buoni ha un attacco di isteria con seguito di svenimento da pesantezza post-pranzo…
E poi c’è chi, a guardare da fuori, dai finestrini che attutiscono pettegolezzi, tradimenti o soltanto una anormale consuetudine, ancora sa cogliere la libertà del cielo, dell’altitudine e di un tramonto ammirato dal fly-deck, magari addirittura atterrando su una pista di Caselle, Aeroporto Sandro Pertini.
[* Gli OVVI riferimenti sono chiaramente voluti, della serie ‘chi può intendere, intenda, …chi non può, faccia domanda a una compagnia aerea’!]
di Simona Margarino