Torino 2006: chi c’era c’era…
Marzo 1, 2006 in Viaggi e Turismo da Redazione
Era il 1999. Lo scetticismo era ancora molto, e l’incertezza giocoforza predominante. Torino era una delle cinque candidate a ruolo olimpico, e pochi scommettevano sulla sua vittoria. Io ci speravo, e propagavo il verbo: partendo in Interrail quell’estate, mi confezionai un cappellino con il simbolo della città candidata (la mole antonelliana tra le montagne olimpiche, vi ricordate?) e andai a zonzo per Germania e Austria.
Poi le Olimpiadi arrivarono, ma il tempo era passato, con abbondanti novità nella mia vita. Tanto che al 9 febbraio, il giorno prima dell’inaugurazione (il giorno del mio compleanno) mi trovavo con mia moglie in Africa. Cercavamo disperatamente un locale con televisione che ritrasmettesse la cerimonia inaugurale. Invano: un bar? con televisore? per guardare cosa? le Olimpiadi? a febbraio?? Invernali??? il giorno della finale della Coppa d’Africa???!!?? Ci consolava solo il fatto che a casa qualcuno stava sicuramente registrando l’avvenimento. I giorni dopo i miei, al telefono, erano completamente euforici. “Noi qui stiamo vedendo il mondo!” (“Ma’… ti ricordo che sono in Senegal; cosa pensi che io stia facendo?”).
Poi siamo tornati in Europa; ma non in Italia. Da tempo abito all’estero. E da lì guardavamo con orgoglio ed invidia i «nostri» Giochi. Ancora le telefonate dai miei: “Dovete assolutamente venire”. Ma noi tornavamo da una stancante visita in Africa, ed i prezzi di treni e aerei che restavano erano proibitivi. Continuavamo allora a guardare i Giochi alla tele, pensando a quanto sarebbe stato bello aver potuto essere là.
Mercoledì 22, ancora pochi giorni e le Olimpiadi saranno storia. Silvia, un’amica di Torino anche lei emigrata, da un’altra città a qualche centinaio di chilometri, mi chiama. Anche lei si rode le mani, perchè non riesce a rientrare a casa per godersi la sua città in festa. Certo, se avessimo abitato nella stessa città, avremmo potuto fare una macchina e partire il weekend. Se non ci fossero ‘sti mille chilometri fino a Torino… Ma, in realtà, se partissimo venerdì pomeriggio, se mettessimo qualche ora di permesso, se non dormissimo praticamente tutto il fine settimana, se trovassimo almeno ancora un’altra persona, ed eventualmente una macchina che non sia ne la mia ne la sua…… Nonostante il numero di se e di ma, ci lanciamo.
Giovedì è sicuro partiamo; non resta che farlo sapere ai miei. Venerdì pomeriggio inizia la prima tratta di treno. Poi ci troviamo nella periferia della capitale, baci e abbracci e via ad ingoiare asfalto. Sabato alle tre di mattina siamo sotto la fiamma olimpica a far foto, mentre un finlandese fuori da un bar cerca disperantamente di spiegare ad un amico dove si trova (“Coorso novembere, coorso sbasetopoli” leggendo il cartello a cui mancavano delle lettere).
Sabato ci siamo. Dodici ore non-stop di permanenza in centro, dopo aver «collaudato» la nuova metropolitana, molto simile a quella che io e mia moglie abbiamo a casa nostra. Poi gente, colori, clima di festa. Non una cosa nuova per me, avendo fatto già l’Expo di Hannover nel 2000, Lille e Genova Capitali Europee della Cultura nel 2004 e diversi capodanni di Taizé; ma l’impressione è forte, trattandosi della Tua città. Torino, la bella addormentata, la capitale dei Bugia-nen, l’ex capitale del Regno d’Italia e la futura ex-capitale industriale.
Ebbene, Torino vive, respira, traspira: alle 3 e mezza di sabato è ancora difficile camminare in via Cernaia, andando verso il metrò, nella speranza di prenderne uno fino a casa (tranquilli, ce n’é per tutti; un po’ meno per quanto riguarda tram e bus…. 😉 Qualche ora di riposo e via, ultime ore in centro, tra piazza Vittorio e Medals’ Plaza, a sentirci centro del mondo per qualche istante ancora.
Lunedì mattina, ore 5. Ci si prepara per il rientro: spillette e bandiere sono salite in macchina, ultima sosta in edicola per prendere un poster de La Stampa da appendere in casa e si torna a casa: il weekend di follia olimpica è finito, archiviato sulla carta memoria della macchina fotografica e nelle nostre menti. Sperando, come diceva Castellani alla cerimonia di chiusura, che il mondo non si dimentichi della bella città che ha scoperto nella capitale sabauda. Arvëdse.
di Diego DID Cirio