Torino Film Festival: è ex-aequo
Novembre 25, 2005 in Cinema da Redazione
Lo sloveno Odgrobadogroba/Gravehopping di Jan Cvitkovic ha vinto il premio per il miglior film al Torino Film Festival. Un segnale di vitalità che fa il paio con l’ottimo riscontro ottenuto da un altro film in concorso, l’ungherese Ahalal kilovagolt Perzsiabol/Death rode out of the Persia di Putyi Horvath. Nel film di Cvitkovic – laureato in archeologia e vincitore del premio per la migliore opera prima a Venezia 2001 – il protagonista è Pero, un trentenne che si guadagna da vivere scrivendo discorsi funebri nei quali sfoga velleità letterarie ed esprime le proprie idee sul mondo. Nella grande casa di famiglia, attorno alla quale gravitano diversi personaggi, Pero trascorre le giornate alle prese con gli amori e i matrimoni sbagliati delle sue sorelle, le aspirazioni suicide del padre e, soprattutto, i tentativi di conquistare Renata, il grande amore della sua vita.
La scrittura fa da sfondo anche al film di Horvath dove si ride di gusto sul blocco di uno scrittore smarritosi in un labirinto etilico fatto di ricordi resi vividi dal rimorso per ciò che non è stato. È un riso amaro, si riflette sul valore della parola, del racconto con un monito finale che vale per tutti, al di là della scrittura: “Il primo passo verso la falsità è il più difficile, tutti gli altri sono sciolti”.
Anche il giapponese Utsukushiki-Tennen/Nuages d’hier di Tsubokawa Takushi si è portato a casa il premio come miglior film compreso quello del pubblico. Un film ostico, davvero liminare, fatto di malinconia e di ricordo. Un’opera di cui Tsubokawa ha curato regia, soggetto, sceneggiatura, montaggio e musica. Il regista è anche produttore di questo film e soltanto grazie a questa autonomia ha potuto portare a termine soltanto all’inizio di quest’anno una pellicola i cui primi girati risalgono al 1996.
Nella sezione lungometraggi l’en plein l’ha fatto Be with me di Eric Khoo che ha vinto il premio per la miglior regia, il Premio Cinemavvenire “Il cerchio non è rotondo” ed ha avuto una segnalazione al Premio Holden per la sceneggiatura.
Il film di Singapore girato in soli 16 giorni aveva già incantato gli spettatori del Festival di Cannes. “Be with me” è un film sulla cecità. Quella vera di Teresa Chan che interpreta se stessa nelle parti del film che dirottano verso il documentario raccontandone l’esistenza dura, ma ricca di conquiste. E quella metaforica di cui sono vittime i due protagonisti delle parti di fiction pura. Un guardiano di notte che non riesce a dichiararsi all’impiegata che segue con lo sguardo da giorni e una ragazza che si vede rifiutata da una sua coetanea dopo un breve idillio. “Be with me” è un film sulla difficoltà della comunicazione, una pellicola in cui il racconto dell’esistenza di Teresa Chan è affidato ai sottotitoli oppure ai caratteri della macchina da scrivere. Anche gli altri protagonisti comunicano con la parola scritta, sia essa una lettera per la quale non si trovano mai le parole più opportune, un post in una chat, un sms. Con delicatezza, ma con grande tempismo il regista di Singapore riflette su come questo nuovo modo di comunicare incida sulle nostre vite, su quali vizi di forma queste comunicazioni remote si portino appresso.
Gli altri premi
Colpevole fino a prova contraria di Hedy Krissane è il vincitore del premio come miglior cortometraggio italiano ex aequo con Zakaria di Gianluca e Massimiliano De Serio ormai abbonati ai riconoscimenti nella sezione Spazio Italia. L’immigrazione e il mondo del lavoro sono i temi dei documentari premiati fra i quali segnaliamo Manooré di Daria Menozzi, Lavoratori” di Tommaso Cotronei e il Canto dei nuovi migranti di Felice D’Agostino e Arturo Lavorato.
di Davide Mazzocco