Torna il brio del jazz Manouche
Settembre 27, 2007 in Spettacoli da Cinzia Modena
Giovedì 27 settembre inizia la kermesse in onore al JAzz Manouche con spettacoli in piazza Valdo Fusi (Giardino d’Inverno) e con una serata speciale sabato 29 settembre con un concerto speciale al teatro Alfieri.
Per la sesta edizione del Festival internazionale Jazz Manouche Djiango Reinhardt, faranno onore alla musica un po’ della Francia anni ’30 un pò Gipsy, ospiti di prestigio quali Florin Nicolescu, dalla tecnica impeccabile e dal virtuosismo sorprendente, che annovera fra le sue collaborazioni Babik Reinhardt nel “New Quintette du Hot Club de France”; l’ambasciatore dello swing, il Romane Acoustic Quartet il cui http://www.webokase.fr
Robes de bal courte front man Romane ha suonato, oltre che con i precedenti, anche con Bob Brotzmann, Angelo Debarre, Didier Lockwood, Tchavolo Schmitt; per l’Italia i materani Les Manuages e i piemontesi Nigloswing; lo Swingaria Quartet; dalla Francia gli Am Ketenes Swing con contaminazioni zigane, Valse e di musica popolare .
Questi artisti sono i rappresentanti di una musica in continua evoluzione che si è sviluppata per tutto il Novecento fino ad oggi continuando a rinnovarsi e ad affascinare un numero sempre crescente di pubblico.
Nel panorama jazzistico europeo, esiste una tradizione musicale conosciuta con il nome Gipsy Jazz o Jazz Manouche. Questa musica nasce dall’incontro del Jazz americano degli Anni ’30, dal Valzer Musette francese e dalla tradizione tzigana.
L’incontro tra le culture e la storia dei Neri americani e dei Manouche francesi avviene grazie a Django Reinhardt. Senza la sua personalità, il jazz e i Manouche avrebbero potuto continuare a camminare ognuno dal suo lato della strada, come due cugini che si incontrano e si ignorano. Questa fusione è il frutto dell’evoluzione personale e del percorso naturale di alcuni musicisti gitani e manouches di cui Django Reinhardt, noto in tutto il mondo per il suo smisurato talento, fu il leggendario caposcuola. Questo grande musicista ha saputo coniugare la libertà di espressione con la virtuosità tzigana del fraseggio, concentrando in lui la sostanza musicale e operando una sintesi innovatrice che riassume il passato, preparando il futuro. In breve, fu un raro esempio di intelligenza musicale incontaminata dalle mode e dai tempi. Django morì per un’emorragia celebrale il 16 Maggio del 1953 all’età di soli 43 anni.
Il dopo Djiango..
Si deve guardare alla Germania del 1967 per assistere alla nascita di quello che oggi viene chiamato Gypsy Jazz o Swing Manouche attorno all’emblematica figura del violinista Schnuckenak Reinhardt, con il quale molti musicisti impararono il loro mestiere prima di formare i propri ensembles. I musicisti Sinti scoprirono Django attraverso i dischi e attraverso la pratica musicale, propria delle loro famiglie.
Nelle comunità Manouche, la tradizione si trasmette oralmente in occasioni di festa ed incontri familiari dove la musica occupa sempre un posto preponderante. Questo nuovo folklore risale alla fine degli Anni Sessanta. Il fondamentale riferimento per il suo sviluppo fu il primo quintetto a corde di Django, quello formatosi prima della guerra. I Manouche ne impararono il repertorio e acquisirono padronanza con gli strumenti: due chitarre da accompagnamento e un contrabbasso per assicurare una imperturbabile sezione ritmica (da loro chiamata “la pompe” manouche), una chitarra solista, un virtuoso violino e talvolta una fisarmonica.
I chitarristi, fedeli ai propri maestri, danno priorità alla ricerca del virtuosismo e dello spettacolare. Il punto di partenza dei loro studi è rappresentato da un certo numero di composizioni di Django (quali Nuages, Minor Swing, Manoir de me Rèves…), dagli standards suonati da Django prima del 1940 e da alcuni valzer musette (influenza dei fisarmonicisti swing come Gus Viseur, Tony Muréna o Jo Privat). Questo fenomeno sia di natura estetica sia di natura sociologica è stato denominato Gypsy Jazz: i Manouche non aderirono affatto al Jazz, ma allo stile di Django con il desiderio di affermare la loro appartenenza etnica.
Il Gypsy Jazz o Swing Manouche possono essere meglio descritti come movimento folcloristico, folklore vivente aperto a influenze esterne nel quale è possibile ogni sorta di scambio, abbracciando un ampio spettro di stili pur rimanendo nel proprio contesto musicale.
Diversi gruppi composti da zigani o da gadjès (termine zigano per definire la popolazione non zigana) stanno conferendo un nuovo look alla musica dell’Hot Club, suonandola sui palchi, registrando in studio, viaggiando e facendo rivivere questa tradizione e riscontrando un successo popolare sempre crescente.
giovedì 27 settembre:
dove: Piazzale Valdo Fusi – Giardino d’Inverno
ore 22.30 Concerti e Jam-session
ore 23.30 Les Manuages, Swingaria Quartet, Jam-Session
venerdì 28 settembre:
dove: Piazzale Valdo Fusi – Giardino d’Inverno
ore 22.30 Nigloswing, Am Ketenes Swing
ore 23.30 Jam-Session
sabato 29 settembre:
dove: Teatro Alfieri
ore 21.00 Romane Acoustic Quartet
ore 22.30 Florin Niculescu Trio
spettacoli gratuiti giovedì e venerdì.
Sabato al teatro Alfieri: 10 euro in galleria, 18 euro in platea
di Cinzia Modena