Tra natura e tempo
Gennaio 20, 2002 in Libri da Sandra Origliasso
In un paese di montagna, dove ancora sussiste il ricordo della guerra partigiana, un bambino di nome Lupetto incontra una creatura del bosco che gli conferisce la capacità di saltare attraverso il tempo: da quel giorno diventa Saltatempo.
Un personaggio che diventa il referente della spaccatura tra natura e tempo, prevedendo una serie incessante di catastrofi, prodotte dall’ingordigia e dalla sete di potere dei nuovi ricchi: i nemici della democrazia. Un libro quindi, che si colloca in una precisa epoca storica, gli anni del boom economico, ma che nello stesso tempo traccia il percorso di una storia individuale a-temporale, fatta di sogno e realtà.
Una storia, quindi, una vita, quella di un ragazzo nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta, che non esclude tuttavia una riflessione: si parte dal fatto quale pretesto per indagare oltre, nel futuro. Ciononostante il libro pare sfruttare una formula ormai logora nel descrivere i moti studenteschi, con il solito tono di denuncia e di autocompiacimento post-sessantottino. Un passaggio che l’autore avrebbe potuto utilmente tralasciare, concentrando il suo racconto esclusivamente sulla concezione di tempo da cui il suo romanzo era partito.
Nel suo ultimo libro, Benni sembra quindi voler ricreare un linguaggio nuovo, che si propone come obbiettivo quello di competere con la lingua parlata attraverso l’uso di neologismi. L’operazione, ha certamente l’intento di descrivere la storia di un determinato orientamento politico negli anni sessanta senza retorica e con un linguaggio che è perfettamente in linea con la tendenza, allargata anche ad altre opere dello scrittore, di affrontare i temi sociali e politici con una certa naturale ironia.
Lo sperimentalismo qui ostentato potrebbe non piacere a chi considera la letteratura come un semplice mezzo che serve a raccontare correttamente una storia, dimenticandosi che l’espressione è uno dei parametri che meglio definiscono un’opera. Da questo romanzo emerge una personalità prepotentemente fantasiosa che non si nasconde dietro ad espressioni e ad un linguaggio ormai desueto.
A volte, infatti, capita che, dietro ad espressioni ostentatamente eleganti e stereotipate, si nascondi l’incapacità di alcuni scrittori di trovare soluzioni alternative, cadendo in una narrazione con sfumature insopportabili e melodrammatiche.
di Sandra Origliasso