Trame sommerse
Aprile 2, 2003 in Arte da Stefano Mola
La paraffina è un materiale malleabile e delicato. Si può fondere facilmente. Se ne fanno, ad esempio, candele. Precariamente solido, ha dentro di sé, in potenza, la trasformazione (le candele sciolte lo dimostrano). La sua forma è quindi provvisoria: non è escluso che possa diventare qualcos’altro. Inoltre, è lievissimamente trasparente.
Silvia Vecchia lo ha usato per farne oggetti. Vasi, ad esempio. Piattini. E nella paraffina sono inglobati altri oggetti. Fibre vegetali, ad esempio. Un po’ come nell’ambra preistorica possiamo trovare perfettamente conservate delle piante o degli insetti. Mi sembra che tutto questo abbia a che fare con la memoria. Facoltà allo stesso tempo esatta e traditrice, abile a sfumare i contorni, ribaltare le prospettive, salvare noccioline e lasciare per strada piramidi.
Così la fibre affondano nella paraffina con diversi livelli di profondità, hanno rispetto all’occhio che guarda diversi livelli di trasparenza. Si accavallano, si incrociano, oppure restano le une accanto alle altre, piegate le une verso le altre, ma senza toccarsi. Possono anche ricordare, astrattamente, le linee della mano. Quindi delle storie, dei destini, estratti dall’intreccio di tutti quelli che attraversano o soltanto sfiorano il nostro. Altri invece, più corti, affastellati in una istantanea del caso, un ordine probabile tanto quanto tutti gli altri. Anche il materiale, se ripensiamo alle sue caratteristiche, rimanda alla memoria, alla sua trasformazione nel tempo, alla sua fragilità.
La cosa migliore, come sempre, è farsi un’idea di prima mano. Ecco dove e quando:
Trame sommerse
Mercoledì 2 Aprile, dalle ore 18:00
Presso lo studio Silvio Cocco
Via Mantova 19, Torino
Per informazioni: 333-2901013
PS: se volete avere altre suggestioni sul rapporto opacità/trasparenza/memoria, date un’occhiata alle foto di Hiroshi Sugimoto (potete vederne esemplari nel sito del Chicago Museum of Contemporary Art , dove è allestita una sua mostra). Sempre leggermente fuori fuoco, isolano dettagli che rendono riconoscibile eppure estraneo ogni edificio, come visto attraverso il ricordo di qualcun altro.
di Stefano Mola