Traspi365: il romanzo
Marzo 19, 2003 in Libri da Stefano Mola
“Spazi e confini del romanzo”, a cura di Alberto Casadei, Pendragon, pp. 265, Euro 15,00
Questo volume denso e intrigante, ovviamente per chi ama interrogarsi su che significa scrivere storie, raccoglie gli atti del convegno omonimo, tenutosi a Forlì nel Marzo del 1999.
Che cos’è il romanzo? Domanda difficile. Per esempio: “I Buddenbrok” e “Io uccido” sono entrambi romanzi. Attenzione: questa non è una trappola facile, e non fate che la diventi. Non ho accostato la rosa e la gramigna. Li ho letti entrambi ed entrambi mi sono piaciuti. E se volete capire meglio in che senso, andate a vedere cosa dice Umberto Eco a proposito de “Il conte di Montecristo” nel saggio che apre il libro. Li ho messi uno vicino all’altro per dare un’idea di multietnicità. Del resto, sarebbe ora di finirla di turarsi il naso nella torre d’avorio. Uno: a tapparsi sempre il naso prima o poi si soffoca. Due: va a finire che nella torre d’avorio nessuno ci viene a fare visita.
Continuo a camminare su filo di provocazione a 20 cm da terra. Guardate bene: sotto i miei piedi scorre melassa, e con la prossima frase ci casco dentro. Provare a definire il romanzo non è forse come cercare di definire l’amore? (ascoltare qui “che coss’è l’amor”, Vinicio Capossela). Sapete darne una definizione univoca? E soprattutto, riuscite a capire perché i vostri amici/che stiano con le/i loro findanzate/i? E perché loro pensano la stessa cosa di voi? Se ci pensate bene, potete trovare un sacco di similitudini. Entrambi sono strumenti di piacere (il romanzo e l’amore). Entrambi si consumano, spesso, a letto (vabbe’ passatemela).
Entrambi possono essere occasioni per approfondire la conoscenza di noi stessi e del mondo, ci aiutano a organizzare un senso di noi stessi e di quello che ci circonda. Prendiamo la conclusione dell’intervento di Bodei (il romanzo come conoscenza per esplorazione di possibilità alternative tutte plausibili e dotate di senso): “Si potrebbe dire che riuscita è quella vita che, come la musica per pianoforte, suona con la mano destra la realtà in chiave di violino e con la sinistra, in chiave di basso, l’accompagna con la fantasia, con l’immaginazione, con il suono di vite parallele che non vivremo mai, ma che fanno integralmente parte della nostra musica” [pag 161].
Entrambi sono storie, entrambi finiscono, e quando sono molto belli, si vorrebbe che non finissero mai. Ad entrambi si vorrebbe appiccicare un valore etico, anche se in entrambi spesso si consumano nefandezze. Bella e chirurgica la frase che chiude l’intervento di Pontiggia: “Ma l’occhio che guarda il male è più prezioso di quello che si chiude. E cinico è in realtà chi dispera tanto dell’uomo da ingannarlo con le illusioni. Per questo l’etica è il fondamento dell’estetica” [pag 169].
Non è dunque un accostamento troppo tirato per i capelli. E comunque, perdonatemi: essendo leggere e scrivere delle passioni per me profondissime, non mi è sembrato così strano far abbracciare per un po’ l’amore e il romanzo. Avrete già capito che in questo libro potrete trovare di tutto: non a caso nel titolo trionfa il plurale (e per abbondare, io non avrei neanche nominato i confini). Come ha scritto il romanziere Roger Caillois, citato nell’introduzione a cura di Andrea Battistini, “il romanzo cresce come un’erba matta in un terreno da scarico”. Inutile quindi, e la varietà feconda degli interventi contenuti nel volume lo testimonia, proclamarne la morte. Più proficuo è seguirne con interesse le metamorfosi, la capacità di sopravvivere anche in un mondo drogato di immagini e di velocità.
Chi a cuore i ragionamenti sui testi e sui generi letterati, troverà qui sicuramente almeno un saggio di suo interesse. Il volume, come il convegno, è organizzato a sezioni: dopo gli interventi introduttivi di Umbeto Eco (“Livelli di lettura”) e Claudio Magris (“Romanzo e conoscenza, appunti per un’introduzione”), ci sono la “Metamorfosi del romanzo” (Arbasino, Byatt, Kilito, Rouaud); “Il romanzo come forma di conoscenza” (Ceserani, Gosh, Givone, Tadini); “Etica e romanzo” (Bodei, Pontiggia); “Il romanzo e le scienze” (Augé, Banville, Pierantoni). Infine, i contributi di Baccolini, Boniolo, Longo e Siti.
di Stefano Mola