Treno by night – si può dormire?
Febbraio 12, 2001 in Viaggi e Turismo da Claris
Viaggiare in treno può essere, oltre che un’impellente necessità, una grande passione ed allora ci si può scatenare collezionando mitici Inter – Rail in giro per l’Europa, Coast to coast in America, Transiberiane tra Russia, Mongolia e Cina. Di tutto ciò vi racconteremo le prossime volte però, ora l’obiettivo è vedere che cosa significa e che cosa comporta passare una notte in treno, tra avventure e peripezie di ogni genere e tipo. Non vi parliamo di viaggi di piacere, né di cose inventate, bensì di fatti reali accaduti a chi per cultura interrailistica, masochismo, portafoglio aborrisce la sola idea di scegliere una cuccetta o tanto meno un vagone letto, pur essendo costretto, per lavoro, a tre giorni, anzi tre notti, di viaggio, dalle 23.30 alle 07.00 del mattino successivo, ogni settimana; il percorso è l’unica incognita che vi lasciamo indovinare.
Prima scelta da compiere, quando si sale su un treno per un viaggio notturno, è lo scompartimento, dando per scontato che non si abbia una prenotazione. Se si è in gruppo (almeno due) e se ne si trova uno libero, ci si barrica dentro; si possono accatastare valige contro la porta, si può chiuderla con del filo di ferro: tutto inutile, nel momento in cui il controllore intima di aprirla per visionare i biglietti, se altri passeggeri, senza posto, si accorgono della possibilità di avere dei posti a sedere! E’ però una tattica fruttuosa, almeno all’inizio del viaggio, per rimanere tranquilli. Se non si hanno bagagli, ci si sdraia sui sedili, rigorosamente senza scarpe, e, appena qualcuno apre la porta dello scompartimento, si fa finta di dormire in modo da non essere scocciati (pardon, disturbati). L’effetto di disagio per chi cerca posto è aumentato da piccoli accorgimenti: calzino sporco e puzzolente bene in vista, bottiglia di birra in terra con cenere; ben pochi saranno invogliati a chiedervi se fareste cortesemente posto.
Se si viaggia soli, è quasi sempre vana la speranza di restare isolati in pace ed allora conviene scegliere il meno peggio! E’ infatti lunga la serie di “personaggi” che si possono incontrare.
La domenica sera è facile imbattersi in tifosi che hanno seguito la loro squadra in trasferta, nonostante il posticipo televisivo. Ho passato una notte di febbraio in treno con due ragazzi di Cosenza che tornavano dopo aver visto Juve – Milan: una notte di bestemmie verso l’arbitro, insulti a Berlusconi, cori da stadio, vaffanculo a tutte le squadre tranne che alla zebra; diciamo pure una notte in bianco(nero). Ma notti così, intendo senza chiudere occhio, capitano pure con gente logorroica che ti racconta tutto della sua vita, reale o presunta che sia. Come il distinto signore che raccontava le sua avventure extraconiugali, salvo poi ammettere che era separato da anni, o il tipo che sogna di lavorare ancora dieci mesi e poi fuggire ai tropici, o chi vuole abbandonare tutto per fare l’eremita in una grotta e disintossicarsi dalla civiltà (e intanto ha il telefonino acceso).
Non mancano nemmeno i casi folcloristici di chi, look con basettoni, orecchino, cappellino colorato, jeans e T-shirt in pieno inverno, le immancabili cuffie sulle orecchie, non è soddisfatto delle tre o quattro ore trascorse in discoteca e spara, in piena notte, musica a tutto volume e, fra uno spinello e l’altro, ti dice che cannoni come quelli di sta sera non se li era mai fatti, che la polizia è sempre uguale e li fermati e lasciati due volte in tre settimane. Non è neanche tanto difficile trovare attori, o sedicenti tali, che provano le parti e per i quali tu, povero tapino, sei il pubblico che li deve pure applaudire.
In pieno clima elettorale, che cosa si può pretendere di più eccitante e spettacolare dell’assistere a vere e proprie tribune politiche notturne? Queste danno realmente l’idea dei pensieri dell’uomo della strada e consiglierei a qualsiasi candidato, per tastare il polso della situazione, di farsi un giro su qualche treno!
All’ordine del giorno (anzi, della notte) sono gli scompartimenti riempiti da extracomunitari, e dalle loro borse di oggetti, che si trasferiscono da un “mercato” (spiaggia o semaforo che sia) ad un altro; recentemente un ragazzo di colore mi ha chiesto se avevo una gomma: con eccezionale destrezza è riuscito a truccare un biglietto ormai scaduto e, per ringraziarmi, mi ha offerto patatine e birra. Altra situazione di trasferimento per lavoro è quella delle signorine di colore che popolano certe linee: si può assistere gratuitamente a delle sedute di trucco e manicure di alta scuola. Sono addirittura stato spettatore della squallidissima scena di due viados corteggiati dal venditore di bibite e panini: alla fine è riuscito a farsi dare il biglietto da visita di uno di loro.
Durante l’ultimo viaggio ero seduto accanto a due ragazzi sulla trentina; l’illusione che fosse la volta buona per dormire cinque o sei ore ininterrottamente è durata forte fin quando mi hanno chiesto: “Sei d’accordo?”. Sinceramente non li stavo ascoltando, ma, giocoforza, mi hanno coinvolto nella loro discussione, o, meglio, nelle loro teorie. Uno di loro, studente in filosofia, ha sostenuto, in ordine sparso nella notte, dapprima che l’universo è una grande sfera e che non si può uscirne, anche se si arrivasse al confine, perché fuori non c’è nulla ed allora si è comunque prigionieri, poi che a Wimbledon i tennisti possono vincere o perdere a seconda di come meglio sanno sfruttare l’interazione tra palline e fotosintesi dell’erba. L’altro ha ribattuto che Dio non è un mistero, ma bensì un punto in equilibrio statico dotato di personalità ed infatti è grazie alla sua volontà e curiosità che è avvenuto il big bang.
Direte, ma scompartimenti normali ne esistono? Certo, con bambini che non dormono e hanno il giochino elettronico sempre acceso, con marito e moglie che, dal momento in cui salgono sul treno, si insultano perché nessuno di loro ha pensato di prendere l’aereo, con gente che si fa il segno della croce ad ogni fermata e preti che russano così violentemente da non farti percepire il ciuf-ciuf del mezzo.
Sarà che, forse, sono attirato da storie di vita vissuta e di scompartimenti tranquilli, a misura di viaggiatore, non ne trovo; in realtà, la varietà di persone che si scopre di notte è vastissima, e poi il tutto si dissolve in quei pochi minuti di sonno prima dell’arrivo del treno e dell’aria frizzante di tramontana e mare che ti accoglie appena uscito dalla stazione.
di Claris