Treno di notte per Lisbona
Marzo 27, 2007 in Libri da Stefano Mola
Titolo: | Treno di notte per Lisbona |
Autore: | Pascal Mercier |
Casa editrice: | Mondadori |
Prezzo: | € 18,50 |
Pagine: | 431 |
Raimond Gregorius è professore in un Liceo di Berna. Insegna le lingue classiche, per le quali ha una passione totale. Afflitto da una miopia terribile, è metodico, schivo, rinchiuso nel suo universo fatto di letteratura, ma soprattutto di parole, quelle che hanno saputo attraversare i secoli. È divorziato. Un mattino, sul ponte di Kirchenfeld, incontra una giovane donna portoghese, forse in procinto di suicidarsi. Questo breve, casuale ed eppure intenso incrocio determina un punto di svolta nella vita di Raimond. In testa gli rimane il dolce suono della lingua portoghese. Nel pomeriggio si reca in una libreria e trova un libro di un medico, Amadeu Inácio de Almeida Prado. Il libraio gliene traduce un paio di brani, tra cui questo: Se è così, se possiamo vivere solo una piccola parte di quanto è in noi, che ne è del resto?.
Improvvisamente, gli sembra impossibile tornare all’esistenza precedente. La sua bolla di mondo, il suo ritmo confortevole e sempre uguale, fatto di parole, gli pare estraneo. Inizia a studiare il portoghese e una notte, prende il treno per Lisbona. In quella città le parole di Amadeu, le sue considerazioni sull’esistenza, sull’impossibilità di uscire davvero da sé stessi per raggiungere gli altri lo incideranno profondamente, entrandogli sempre più sotto la pelle. Raimond si dedica alla ricostruzione della vita di Amadeu attraverso gli incontri con le persone che lo hanno conosciuto. La vita di Raimund si raddoppia, scorrendo accanto al binario delle parole del medico, nel tentativo di afferrarla, di comprenderne gli snodi. In questo, perderà contatto con la sua, in un lento disgregarsi di tutte le presunte certezze che l’hanno sostenuta sino a quel punto. Poiché una delle definizioni potenziali di questo libro è giallo esistenziale, non crediamo sia il caso di rivelare ulteriori dettagli della trama, per non rovinare al lettore il piacere di mettersi al fianco di Raimund in un questo percorso, che al tempo stesso una ricerca e una perdizione.
Pascal Mercier, pseudonimo di Peter Bieri, docente di filosofia alla Freie Universitat di Berlino, ha scritto un libro molto denso. Tra i suoi pregi, sottolineerei la capacità di unire la riflessione sull’interiorità a quella sulla responsabilità individuale nel mondo (le vicende dei personaggi lusitani sono intrecciate al periodo della dittatura di Salazar). Non mi sembra una cosa semplice né scontata: solitamente questi due aspetti si trovano disgiunti. Così come la vita di Raimond, anche la lettura procede su due binari e su due velocità. Da un lato, le riflessioni di Amadeu meritano di essere assaporate lentamente. Dall’altra, c’è il motore della trama, la voglia di scoprire la vita del medico lusitano. Il timbro delle parole di Amadeu, l’utilizzo di questo artificio eteronimico, rimandano a Fernando Pessoa. Tra le cose che più mi hanno attratto, per mio gusto personale, questa: dalle parole di Mercier traspare un amore profondo per la lingua, le lingue e la letteratura, un amore che però riesce a non dimenticarsi del mondo reale.
di Stefano Mola