Troppo umana speranza
Gennaio 31, 2011 in Libri da Stefano Mola
Titolo: | Troppo umana speranza |
Autore: | Alessandro Mari |
Casa editrice: | Feltrinelli |
Prezzo: | € 18,00 |
Pagine: | 752 |
Troppo umana speranza è un romanzo di oltre settecento pagine sullo sfondo del risorgimento italiano con cui esordisce un autore appena trentenne. Tanto per cominciare e per onestà, occorre dire che noi ammiriamo quasi a prescindere le cattedrali letterarie. Non che la quantità di per sé sia un pregio: saper resistere all’accumulo, andare oltre al dolore del taglio, lo sono altrettanto, se non di più. Ci piace molto il coraggio di chi si imbarca in un’impresa quale quella di concepire una storia di così ampie proporzioni, ancor di più pensando che questo coraggio arriva all’esordio, resistendo magari alla tentazione di vedere il proprio nome su una copertina d’una storia magari più semplice, e compiuta più in fretta. Concepire un impianto imponente è di per sé un grande atto di fede nella narrazione (e dunque implicitamente, cosa buona).
In secondo luogo, se è vero che nel 2011 cadono i 150 di vita del nostro paese, ci sembra assolutamente interessante e degna di nota la scelta del periodo, ancora una volta da parte d’un giovane. C’è moltissima incrostazione retorica (e tanta dimenticanza) attorno a quegli anni e a quel momento: interessante dunque mettersi a confronto con quegli anni narrando, facendo salire il filo di fumo della propria immaginazione a partire da qualche legnetto di date e fatti.
Alessandro Mari intreccia quattro storie. Quella di Colombino, il menamerda, (ovvero l’addetto al letame per concimare i campi), innamorato di Vittorina, ostinatamente speranzoso e ardimentoso. Quella di Giuseppe Garibaldi, di ritorno dal sud America con Anita e i fedeli volontari della Legione Italiana. Quella del pittore bohémien Lisander, che riesce a cogliere i profitti che possono derivare dalla neonata fotografia e si dà allo spaccio clandestino delle prime foto pornografiche. Quella della giovane Leda, dal doloroso passato, che riesce a fuggire nel convento in cui è reclusa, e viene arruolata dai servizi segreti e inviata a Londra a fare la spia, dove incontrerà Giuseppe Mazzini.
La Grande Storia si infila nelle vicende di lato, senza sovrastare. Ciò che dà corpo al libro è il piacere della narrazione: Ho voluto la pertinenza ma ho percepito un piacere più forte quando, dentro la verosimiglianza, ho sentito aprirsi la strada dell’immaginazione. E questo si percepisce sin dalle prime pagine, nel respiro assai ampio del linguaggio, che si concede una lingua dal calco quasi ottocentesco, con uno sguardo che va dal dettaglio minuscolo al più ampio orizzonte. Troppo umana speranza è sicuramente un esordio di altissimo valore.
Per chi fosse interessato alla genesi editoriale del libro, consiglio di visitare il sito della Feltrinelli, dove l’editor del volume racconta il rapporto con l’autore.
di Stefano Mola