Tzigane
Novembre 2, 2009 in Fotografia da Stefano Mola
Al Tribeca (via Matteo Pescatore 10, Torino), Mercoledì 4 Novembre, ore 20:00, si inaugura Tzigane, mostra del fotografo Giovanni Cassanese.
Ogni anno, nel mese di maggio, da tutta Europa, i gitani convergono a Saintes-Maries-de-la-Mer, in Camargue, per onorare Santa Sara, la vergine nera. Non mi dilungo sulla storia di Saintes-Maries (trovatela Saintes-Maries-de-la-Mer), né sul raduno (leggetevi piuttosto questo articolo). Vi dico invece che ci è andato Bob Dylan. Dopo, ha scritto One One More Cup of Coffee (ascoltate la cover che ne hanno fatto i White Stripes). Dylan non ci racconta il raduno, ma un incontro malinconico. Una storia d’amore non corrisposto. E la condivisione d’una tazza di caffè, prima di andare via.
Che c’entrano Dylan e una canzone, con la mostra di Giovanni Cassanese? Anche Giovanni non ci racconta il raduno. Almeno, non nel senso sociologico e scontato che ci si potrebbe aspettare. La fotografia di Giovanni mettere in rilievo, evidenzia, isola qualcuno o qualcosa estraendolo dal rumore di fondo, e lo fa diventare un simbolo, una domanda. (How does it feel/ To be on your own?)
Ci riesce senza un uso esasperato della profondità di campo, ma con il taglio, l’inclinazione, il gioco delle corrispondenze. I suoi personaggi sono al tempo stesso dentro la folla e fuori. Così come Desolation Row funziona per accumulo di storie, e ad ogni strofa qualcuno sale per un attimo sul palco. L’uso della vignettatura fa pensare che di lì a poco parta una dissolvenza, come se quel nero fosse inchiostro ancora liquido pronto a colare verso il centro. Così come la voce di Dylan nella sua nasale ruvidezza non si può certo definire bella in senso assoluto, anche qui troviamo un’estetica sporca, nel trattamento dei colori, nella granulosità degli scatti in condizioni di poca luce.
C’è ancora una cosa, tornando a Dylan. Il signor Zimmerman, pur essendo stato un’icona del movimento negli anni 60, non si può certo definire politico nel senso che purtroppo la parola ha di questi tempi. I suoi versi non suonano mai datati. Il suo contenuto è etico, centrato sull’individuo, sulla responsabilità personale, sulle delusioni, le amarezze, le speranze. Continua a parlarci, anche nelle canzoni più vecchie.
Giovanni in questa sua volontà forte di inglobare nell’obbiettivo le persone mentre sono nel mondo non forza interpretazioni, non suggerisce risposte. Per questo non è tanto importante approfondire il tema dei rom, del raduno, della leggenda. Le foto si possono vedere anche senza saperne niente. In verità non stiamo guardando dei gitani, o dei turisti che li fotografano avanzando assurdamente nell’acqua. Stiamo guardando noi. Noi che siamo seduti su una panca e tutto ci scivola attorno senza toccarci. Noi che una sera ci siamo messi a ballare per strada. Noi che seguiamo una statua, sperando in un’illuminazione.
Un’anteprima delle sue foto in mostra potete trovarla qui.
Giovanni Cassanese ha 28 anni e fotografa dal 2004. Ha una passione per lo street. Odia la fuffa. Gli piace Chuck Palahniuk. Le sue tappe sono San Marzano sul Sarno, Roma, Siena, Nuoro, Torino. Su Flickr lo trovate come Semantico. Sempre su Flickr, è amministratore del gruppo Diecicento. Tzigane è la sua prima mostra.
di Stefano Mola