Un abbraccio, Dada
Novembre 24, 2004 in Attualità da Redazione
Dada Rosso non c’è più. Un incidente aereo, in Ciad, l’ha portata via a noi e a tutti coloro che le volevano bene. Di fronte all’irrimediabile, tutte le possibili parole sembrano penzolarci dalle labbra come fiori appassiti. Sembrano di latta, già dette. Eppure, noi di Traspi vorremmo cercare qui di ricordare la nostra madrina, come l’abbiamo chiamata soltanto ieri, in un articolo scritto nell’attesa di incontrarla ad Atrium, dove avrebbe dovuto presentare il suo ultimo libro su Torino.
C’è qualcosa che possa dare una misura dell’esistenza? Di quel qualcosa che fa la differenza tra la materia inanimata e il miracolo misterioso, ovvero una persona che si muova nel mondo, ama, soffre, ride, piange, ha dei figli, delle case, degli amici? Quando questo soffio di vento sparisce, che cosa resta? Forse la misura dell’esistenza sta nei semi che lasciamo negli altri. Ci sono milioni di persone che sfioriamo inconsapevolmente, oppure che conosciamo e non vorremmo mai più vedere. E ci sono persone che invece diventano una parte di noi. Da qualche parte, in quell’insieme di connessioni che è il nostro cervello, qualche cosa si modifica per sempre. Tutta la nostra vita è nella memoria, nel ricordo delle emozioni.
E allora, se andiamo ad aprire nella nostra testa i cassetti di Dada, possiamo tirar fuori e avvolgerci addosso la sciarpa del suo entusiasmo, della sua curiosità. È possibile sentire un calore dentro, e contemporaneamente dolore? È un rimbalzo giusto e assurdo tra questi due poli, quello che abbiamo dentro. Sapeva sempre accoglierci con una gioia che ci coinvolgeva, fin dalla prima cena nella sua bellissima casa di Villanova. Ricordiamo i suoi occhi azzurri allargarsi di sorpresa e poi dire subito si, quando le abbiamo chiesto se voleva fare il presidente della giuria di SudateCarte. Come una bambina cui avessimo regalato un onore impensato, e un giocattolo nuovo.
Dada è stata un grandissimo esempio di convivialità. L’abbiamo già scritto ieri, ma vogliamo ripeterlo. Convivialità intesa come piacere sincero, genuino, di avere intorno persone da conoscere, da ascoltare, attorno a un tavolo. Al contrario di molte persone le piaceva forse più ascoltare che ascoltarsi. È rimpianto enorme sapere che non possiamo più chiederle di raccontarci cosa ha fatto, cosa ha visto, cosa ha pensato. E per accogliere, e vivere, ha creato grandissime case. Ricche di cose vive, piene di dettagli, che rivelavano attenzione, passione, gusto.
Per noi di Traspi è stata una vera madrina. Perché fin dall’inizio ci ha dato una dose di incoraggiamento incredibile. Per noi era come dirci allora quel che stiamo facendo ha un senso, se riceve così tanto interesse da una persona con la sua esperienza e il suo mestiere. Che era poi quello delle parole. Se dovessimo definire il suo stile, useremmo freschezza. La capacità di essere leggeri senza essere fatui. Uno stile veloce, ma al tempo stesso attento.
I ricordi sono tantissimi, così come la gratitudine. In queste povere parole, c’è solo una parte di quanto si trova nei cassetti di Dada dentro le nostre teste. Pensate cosa ci deve essere in quelli di coloro che le hanno vissuto vicino.
Carissima Dada, un abbraccio.
di i tuoi affezionati Traspi-amici