Un anno di Teatro Regio
Luglio 18, 2004 in Spettacoli da Tiziana Fissore
Essendo amante del teatro e dell’opera, ho rinnovato l’abbonamento al Regio ed è così che ho avuto modo di assistere prima al’Simon Boccanegra’ di Verdi e poi alla ‘Semiramide’ di Rossini, quindi alle ‘Nozze di Figaro’ di Mozart ed infine al ‘Ballo in maschera’ di Verdi. A parte il discorso della musica, bella di per sé, e dei cantanti che in tutti i casi (sono stata fortunata)sono stati di buon livello, dopo le prime due opere il mio giudizio era decisamente negativo e relativamente alle suddette prime due mi sento in dovere di dire basta a queste sceneggiature moderne. Sorvolo sul Simon Boccanegra (che è stata vergognosa, con un pannello messo in modi diversi ma comunque sempre lo stesso, che nella scena in cui il protagonista deve bussare alla porta del palazzo trova solo la parete del pannello e si trova in gran difficoltà, lo si vede dalla platea, a battere contro qualcosa che non c’è) ma quella della Semiramide, di per sé, sarebbe stata buona, leggera, divertente; costumi bellissimi ed originali. Divise militari ed abiti da sera di notevole eleganza sarebbero stati ottimi per un’opera nuova, moderna, ambientata in un salone tipo sala dei bottoni dell’O.N.U. con telefonini, guardie del corpo, telecomandi, auricolari,( come è avvenuto) ma l’opera non è nuova ed allora, a questo punto, cambiamo libretto, variamo il testo perché un salone con pannelli e computer tipo studio televisivo, non lo si può chiamare ‘tempio’ e le parole “El fìa…” o “mi strappa il cor” o “il fato” in bocca ad una Semiramide vestita con tuta e soprabito in pelle da dark lady o copricapo stile ballerina del Moulin Rouge, queste frasi dicevo stonano decisamente.
Ed il fantasma del re Nino? Non si vede come tutti i fantasmi di nota ma si manifesta sempre nel solito salone con luci e fumo tipo discoteca che esce dai computer (che sia un fantasma laureato in informatica?), altro che la dimensione irreale e sovrannaturale; manca del tutto l’aspetto notturno, cimiteriale che dovrebbe inculcare l’incubo della morte, del delitto, del rimorso, voluto da Rossini. Dopo queste prime due rappresentazioni il mio modesto parere era: no signori, non accetto più queste forme di innovazione che distruggono i capolavori del passato. Mi sorge un dubbio: l’arte esiste ancora?
Più tardi ebbi la fortuna di assistere alle ‘Nozze di Figaro’ e qui il mio parere cambiò decisamente; si trattava veramente del teatro lirico nel vero senso della parola, lo spettacolo che diletta, eleva lo spirito dove a parte la musica ed il bel canto veramente buoni, anche la regia e la recitazione sono elemento importantissimo ed hanno centrato in pieno l’obiettivo che è quello di fare uno spettacolo raffinato, amabile con tocchi caricaturali, con scene sobrie. Le luci e costumi sono sulla tinta pastello, sui toni del rosa, dell’azzurro, del beige; è come se un velo di polvere coprisse il tutto e sono molto azzeccati in un’atmosfera soffusa tipica del Settecento. Ottima anche l’esecuzione musicale dove i tempi e la vivacità della commedia vengono rispettati dando così origine forse alla più grande commedia in musica prodotta in occidente. Uno spettacolo dunque che si può godere e gustare appieno.
Ed eccoci all’ultima opera ‘Un ballo in maschera’ di Giuseppe Verdi; opera del 1859 che segna il passaggio dall’opera romantica all’opera più discorsiva .Opera dunque di rottura dove l’eroe romantico comincia a perdere colpi e non è più l’uomo incorruttibile ma un uomo più fragile, personaggio vincente ma che rivela nella sua personalità delle crepe. La trama è intrigante ed è per questo che il regista Lorenzo Mariani ha voluto fare di quest’opera un thriller alla Hitchcock , psicologico e per giungere a questo effetto si avvale delle scene di Maurizio Balò che nei primi due atti hanno luci che giocano sul bianco e nero mentre nell’ultimo atto, quello del ballo, il colore vincerà, grazie anche ai favolosi costumi di Maurizio Millenotti. Altri dettagli, tipo il pavimento a grandi quadri bianchi e neri (come se la vita fosse un’eterna partita a scacchi), pannelli e specchi messi alle pareti di traverso ed il lampadario che pende in modo obliquo (per far capire che nella vita le cose non sono sempre a posto e che tutto è traballante) danno una tensione notevole, come si suol dire: sul filo del rasoio, quella tensione che nella vita si trova tra il giusto, il bene ed il male, in un continuo contrasto. La musica diretta dal maestro Rizzi ha valorizzato la musica di Verdi nelle sue preziosità nascoste e leggere sfumature. Le voci da me udite non erano quelle della ‘prima’ ma devo dire che sono belle ed hanno strappato applausi a scena aperta. Come sempre favoloso il Coro del Regio.
A questo punto il bilancio è in pareggio: due opere modernizzate che mi hanno deluso ( ma non dal punto di vista musicale) ed altre due che mi sono decisamente piaciute e così ricomincio ad interessarmi alla prossima stagione sperando che l‘arte non debba mai morire.
di Tiziana Fissore