Una faccia già vista
Febbraio 27, 2006 in Libri da Stefano Mola
Titolo: | Una faccia già vista |
Autore: | Roddy Doyle |
Casa editrice: | Guanda |
Prezzo: | € 16,50 |
Pagine: | 441 |
È quel momento lì: quando succedono le cose per la prima volta. Chi le sta facendo, non lo sa: non conosce ancora i nomi che le cose avranno dopo. Forse non lo saprà mai, il nome di quella cosa, perché magari nel frattempo ha già iniziato a farne un’altra. Forse non gli interessa neppure Arriverà qualcuno, dopo, forse, a dirglielo. O forse lo racconterà soltanto a noi, che in America, negli anni 20, non ci siamo mai stati. Il blues, Louis Armstrong, le automobili, i club, i neri e i bianchi, New York e Chicago, città pentole minestrone dove si mescolano uomini con un passato da cancellare e con una speranza d’orizzonte a uomini senza passato che respirano futuro. Ma anche le pianure, e le strade che scorrono nel niente e la fame e il freddo e la polvere e la crisi del ventinove.
Un tempo accelerato dove tutto deve succedere sempre più in fretta, uno spazio dove c’è sempre spazio: tutte queste cose noi le abbiamo soltanto immaginate, ci si sono infilate nella testa come schegge di immagini e di suoni, vapori di rumori, nebbie di immagini, contorni indistinti eppure familiari. Fino a quando non arriva qualcuno, che sembra infilarsi nella nostra testa, raccoglie tutte queste cose, le mette in fila una dopo l’altra in un modo che è al tempo stesso sorprendente e familiare, come in una storia che ci fa pensare: doveva essere proprio così. Uno di questi qualcuno, per esempio, è Roddy Doyle. Il libro è: Una faccia già vista.
E non importa se tutte queste parole e fatti e donne innamorate straordinarie (che bei personaggi femminili) e note e balli (ma Roddy, permetti, perché ci hai dato così poche pagine con quella stupenda donna che è Dora, farci innamorare di lei e poi non farcela vedere più, è scorretto). E provate voi a scrivere due o tre pagine descrivendo due che ballano e a leggerlo non vi annoiate, non lo trovate stucchevole, non pensate che l’autore si sta guardando allo specchio con le piume di pavone. E risse e duri che non ballano e dialoghi: quando in pagine c’è la sorellastra, sono da commedia di quelle scritte anni 50 tanto scivolano via come acqua, tanto sono finti da sembrare reali. Non importa se tutto questo è vero oppure no, se c’era davvero un irlandese ad accompagnare Louis Armstrong agli inizi della sua carriera (due pagine di bibliografia alla fine possono bastare a tranquillizzare chi si preoccupa).
L’irlandese è Harry Smart, e quello che succede lo vediamo attraverso i suoi occhi. Questo è il secondo libro che vede al centro un farabutto simpatico che fa sempre girare la testa alle donne e che non si risparmia quando si tratta di amarle, che è scappato dall’Irlanda dove è stato un terrorista e che cerca un destino nel nuovo continente. Io sono stato preso fin dalle prime righe, e un viaggio in treno Parigi – Torino mi è sembrato durare cinque minuti.
Non vorrei sbilanciarmi troppo, ma credo che il supervincitore del Grinzane categoria narrativa straniera sarà proprio questo.
di Stefano Mola