Una finestra vistalago
Giugno 13, 2004 in Libri da Stefano Mola
Titolo: | Una finestra vistalago |
Autore: | Andrea Vitali |
Casa editrice: | Garzanti |
Prezzo: | € 15.00 |
Pagine: | 360 |
Gli anni: dal 1950 al 1970. Il paese: Bellano, sulle sponde del lago di Como. La pesca di frodo degli agoni. Il cotonificio, risorsa di lavoro per molti, dove si entra per raccomandazione del partito o della chiesa. Le illusioni dei militanti del PCI in una terra dominata dallo scudo crociato. Quelle ancora maggiori di chi invece ha scelto il PSIUP. C’è chi fa il battellotto, oppure il guardia, chi tira pugni come pugile dilettante. Fanno capolino anche i grandi avvenimenti, come l’alluvione del Polesine, la solidarietà in trasferta dei compagni e qualche avventura. Passata l’acqua nascono gli amori, quando si ritorna in torpedone per celebrare. E ancora amori, clandestini tra industriali e cameriere, vagheggiati da medici condotti per donne toste, manager ante-litteram, che magari, hanno preferito i battellotti.
Questo è lo sfondo su cui si muovono i personaggi di Andrea Vitali, che proprio a Bellano è nato ed esercita la professione di medico condotto. Difficile provare a dare un assaggio della trama. Non perché non ci sia, tutt’altro: l’intreccio è robustissimo, i personaggi numerosi, e le loro vite si sfiorano, si allontano, si riavvicinano ricomparendo le une accanto alle altre con la sorpresa di un fiume carsico. Se volete un’immagine, mi vengono in mente le vedute dei pittori fiamminghi, dove si possono trovare decine e decine di figure sparse qua e là, ognuna intenta a un qualcosa. Ecco, Una finestra vistalago potrebbe essere un libro scritto per raccontare un quadro così. Del resto, viene da pensare, chi fa di mestiere il medico condotto ogni giorno vede comporsi sotto i suoi occhi una porzione abbondante delle storie del paese in cui esercita.
In Vitali c’è la capacità di tratteggiare intere esistenze in mezza pagina. E non si contenta della storia del singolo personaggio in quel momento sotto l’occhio di bue della scrittura: di solito sappiamo qualcosa anche dei genitori, del loro lavoro, di come sono arrivati fino lì. Non c’è però ipertrofia da storie, non c’è il vezzo dell’accumulazione di trama fine a se stessa. Il movimento sembra solo apparentemente quello del racconto orale tra persone che sanno tutto di tutti: come abbiamo già sottolineato, la conduzione è salda, come dire che se a un certo punto salta fuori un chiodo, sicuramente prima o poi qualcuno ci appenderà un quadro. Vitali procede per frasi brevi, quasi epigrammatiche: se torniamo all’immagine del quadro, le pennellate sono poche, ma tutte quelle che servono. I personaggi sono vivi, non semplici bozzetti.
Lo sguardo dell’autore è affettuosamente ironico, nessun personaggio ne esce male, non c’è cattiveria, c’è piuttosto una grande compartecipazione umana alle debolezze, alle aspirazioni, agli amori, una analiticità mai disgiunta dalla fratellanza. Se di leggerezza del tocco si può senz’altro parlare, non si può invece assolutamente nominare la superficialità. Qui ci troviamo tutto: gli amori sbagliati, le aspirazioni a stare meglio, umanamente ed economicamente, attraverso anni assai complessi della storia italiana. Ma lo scenario storica resta sempre sullo sfondo, lo si nota appena con la coda dell’occhio, non prevarica con sociologismi i personaggi e il racconto.
Insomma, un libro assai riuscito, scorrevole, divertente.
di Stefano Mola