Una leggendaria finale per un Mondiale mediocre
Dicembre 20, 2022 in Net Journal, Primo Piano, Sport da Alberto Prina
Argentina-Francia non era una “semplice” finale mondiale, era come il finale preannunciato di una grande rivalità di squadra e di campioni. Da una parte la nazionale campione in carica con il giocatore potenzialmente più dominante di oggi e ancora per qualche anno a venire. Dall’altra l’Albiceleste del giocatore più forte dai tempi di Maradona, ma ancora senza il trionfo pi’ importante e l’obiettivo di riportare la Coppa del Mondo in Argentina 36 anni dopo el Pibe de Oro
Ma in questa finale ci sono state pezzi di gloria disponibili per altri, dal “Dibu” Martinez re per una notte agli “incompiuti” della Serie A Dybala e Lautaro Martinez, che hanno segnato in maniera indelebile le rispettive carriere. E poi El Fideo Di Maria, che in Serie A sembrava il nonno di quel fantastico 34enne ammirato nella serata più importante del torneo più importante di tutti.
E proprio Ángel Fabián Di María inizia la girandola, a circa metà del primo tempo, con la sua capacità di capire cosa sta per succedere con qualche secondo di anticipo, capendo che Dembelè in marcatura su di lui può far danni, e facendosi rovinare addosso appena entrato in area.
Sul dischetto l’uomo più atteso da almeno 12 anni, ma che di mondiali ne aveva mancati 3. Ma questa volta sembra la sua serata e porta l’Argentina sull’ 1-0.
Non passano nemmeno 15 minuti dal rigore di Messi, che il fuoriclasse entra nel gol del raddoppio, un capolavoro collettivo che non ci si stancherebbe mai di riguardare. Montiel recupera un pallone sulla sua trequarti difensiva, allarga ad Alexis Mac Allister, che va di prima a Messi sulla linea di metà campo e detta la corsia in un contropiede destinato ad essere ricordato a lungo.
Leo fa una cosa meravigliosa, forse la più bella della sua finale: spalle alla porta, controlla di interno sinistro e poi, prima che la palla ricada, la gira di esterno a Julian Alvarez che ha capito tutto e si è proposto sulla destra. Di prima, il neo acquisto del Manchester City la recapita – con il contagiri – all’accorrente Mac Allister, che a sua volta vede Di Maria solo soletto sulla parte sinistra dell’area e lo serve, ancora di prima. El Fideo sogna da una vita di mettere le mani a cuoricino proprio in un momento del genere, e con il suo sinistro da donare al museo del calcio fulmina Lloris: 2-0
La partita sembra finita, l’Argentina continua a dominare, pur senza trovare il 3-0, ma a 20 minuti dal termine Kylian Mbappe si sveglia dal torpore e tenta un paio di sortite, fino a trovare un rigore su fallo di Otamendi. Dopo neanche un minuto dall’averlo trasformato, Mbappe si supera, portandosi sui livelli del suo rivale: riceve un pallone alto di Rabiot, servendo di testa Thuram e proponendogli subito il triangolo, chiuso con un pallonetto: mezza rovesciata volante., pallone forte e rasoterra: 2-2 e tutto da rifare, con annessi supplementari in cui la girandola di emozioni prosegue.
Al minuto 108, subito dopo l’inizio del secondo supplementare, Lautaro fa la cosa più bella della sua partita, riceve da Messi e tira una sassata ravvicinata che Lloris può solo respingere corto. Sulla ribattuta si avventa ancora Messi, che di destro la appoggia in porta da due passi. Argentina di nuovo avanti, solo fino a quando poco dopo Mbappe provoca un clamoroso fallo di mano di Montiel e trasforma il suo secondo rigore di giornata, arrivando ad un fantastico 3 a 3, con una incredibile tripletta che per la prima volta nella storia non basta a vincere una finale dei Mondiali.
E qui il protagonista cambia, questa volta in modo definitivo: al minuto 123, ormai pronti a sentire l’ultimo fischio dell’arbitro Kolo Muani sfrutta un buco difensivo dell’Argentina per presentarsi da solo davanti a Emiliano Martinez. Dibu si esibisce in una parata tanto incredibile ma che lo porta ad un GOD – STATUS che blocca i rigoristi transalpini, sia Coman, che se lo fa parare, e anche Tchouameni, che tira fuori. Così, il rigore decisivo di Gonzalo Montiel chiude una indimenticabile finale e consegna a Messi l’agognato, e meritatissimo, ultimo titolo che gli mancava.