Undicesimo :non sudare | Sudate Carte Racconti I edizione
Dicembre 9, 2002 in Sudate Carte da Redazione
Non ho mai amato fare lavoretti che richiedessero una certa manualità, tanto meno quelli di fatica. Non chiedetemi di metter a posto la casa, di spostare dei libri o addirittura di aggiustare una spina elettrica: non lo farò! La mia avversione per l’attività fisica di qualsiasi genere ovviamente si è ripercossa sul mio corpo, esile all’inverosimile, eppure la mia sedentarietà non si è accompagnata ad un aumento di peso: ciò sarebbe motivo di invidia da parte di molti, se solo non sapessero qual è la causa che mi permette di non ingrassare: il mio fisico smaltisce tutto. Come? Semplice, sudando. Certo, tutti “traspiriamo”, ma nessuno lo fa quantitativamente come me.Acquisii questo difetto con l’arrivo dell’ adolescenza: la tempesta ormonale che mi assalì sommata ad una certa mia emotività innata,procurarono alle mie ghiandole sudoripare un’attività straordinaria in ogni parte della giornata, soprattutto quando ero a contatto con coetanei. Una stretta di mano appiccicosa,la canottiera completamente marcia dopo qualche scatto, le vistose maglie su magliette e camicie erano diventate un continuo motivo di derisione da parte dei compagni di scuola e la mia incapacità di reagire mi portò ad isolarmi. Così mi avvicinai al mondo dei computer scoprendo un po’ per volta quanto un ammasso di polimeri e silicio riuscisse ad entusiasmarmi; ciò che era nato come un riempitivo divenne una vera e propria passione. Tenuto conto della mia naturale ostilità al lavori manuali e dell’interesse per il PC, fu facile optare per la facoltà di informatica nella scelta dell’università.
Non sono passati che pochi anni da quando per la prima volta mi sono seduto davanti ad uno schermo, tuttavia il mondo intorno a me è radicalmente cambiato: non è facile vivere nel 2030! Prima il lento ma inesorabile aumento della temperatura dovuto all’effetto serra ha costretto l’umanità a proteggere le città principali sotto speciali calotte; le superfici trasparenti, resistenti a qualsiasi evento meteorico, filtrano le radiazioni entranti e uscenti, permettendo un controllo della temperatura. Alcuni dispositivi fanno piovere artificialmente all’interno. L’emigrazione verso questi centri è stata inevitabile per sopravvivere perché al di fuori il calore è infernale ed il processo di desertificazione è devastante. Un cambiamento in campo sociale c’è stato con un intervento in ogni campo della vita civile da parte delle autorità e nel settore giudiziario con un generale inasprimento delle pene ed un’azione di repressione per ogni tipo di illegalità. Sono andati a spulciare qualsiasi tipo di carta e documento per scovare chiunque abbia commesso un crimine, per creare una utopica società di “brave gente”. Non si può sbagliare. Mai. I processi sono nelle mani di giurie popolari, i giudici sono scomparsi, come la possibilità d’appello. Il più colpito è stato Internet che, reso agonizzante dal ridimensionamento imposto per bloccare lo scambio di file musicali e video, sembrava risorto nel ruolo di strumento principale per comunicare e scambiare informazioni; ma una nuova intromissione governativa prima ha limitato l’accesso alle chat sopprimendone la maggior parte per poi istituirne una unica autorizzata. Il controllo ora è totale, considerato soprattutto che si può utilizzare solo Internet per comunicare! Ognuno ha un portatile perennemente collegato e anche incontrandosi per strada si può dialogare solo scrivendosi. Tutto è registrato, nulla può sfuggire e le pene sono severe per chi si fa sorprendere a parlare. E’ strano come da libere associazioni di idee sia finito a inveire contro il sistema, proprio mentre due suoi rappresentanti (poliziotti) mi stanno portando in tribunale. Appena sono venuti a prendermi i pensieri si sono accumulati in modo confuso, ma con calma mi sono trovato a riflettere sulla mia vita. Ora la cosa più difficile per me è capire la possibile imputazione; se avessi la coscienza pulita penserei a qualche piccola infrazione commessa, per la quale comunque si viene trattati da delinquenti, ma il mio problema è scegliere tra tutti i crimini compiuti. Eppure è qualche settimana che sono tranquillo. Da quanto non esco di casa? Stando tutto il giorno davanti al monitor devo aver perso la cognizione del tempo: le mie giornate sono scandite soltanto da stimoli primordiali come fame o sete e dal rituale cambio della maglietta bagnata di sudore. Anche oggi, appena sveglio, ho acceso il computer:
_Funzione PREPARE di MODE per tabella codici completata
_Funzione SELECT di MODE per tabella codici completata
_Avvio di Windows in corso
Nessuno si è accorto che usare un sistema operativo vecchio di 30 anni come questo permette di eludere la sorveglianza degli agenti preposti a controllare Internet. E’ stato molto utile questo espediente per le mie azioni di hackeraggio: 4 anni fa, quando la passione per il computer stava scemando, quando ormai credevo di saper tutto, un nuovo stimolo si presentò: perché non sfruttare le mie abilità informatiche per andare dove altri non riuscivano ad arrivare. Non fu facile nei primi tempi,ma una volta acquisita esperienza riuscii a conquistare la fiducia dei “collegi pirati” che mi apprezzavano per ciò che sapevo fare, e disfare, non certo per il mio aspetto: sarei stato altrettanto stimato se m’avessero visto in mutande e t-shirt sudata davanti ad uno schermo a mangiare schifezza?!?
Farla franca in ogni caso mi aveva dato una sensazione di onnipotenza e così mi spinsi oltre: iniziai a ricattare quelli a cui riuscivo a rubare qualche segreto scottante, intimando di rivelarlo a concorrenti o alla polizia. Accumulai in breve tempo una quantità di denaro inimmaginabile: non sarebbe bastata una intera vita di lavoro onesto per avere ciò che avevo guadagnato in 3 anni. Fino a quando circa 9 mesi fa ho commesso un passo falso: ho voluto penetrare nel server della mia facoltà, per modificare i voti e diminuire i giorni di assenza. Doveva essere una formalità, abituato a violare sistemi ben più complessi.Una sciocchezza imperdonabile ed inutile: perché far figurare un miglior rendimento scolastico, utile per ottenere una buona occupazione,quando ormai sono già ricco?Forse per una sorta di orgoglio: io, genio informatico, non potevo avere un rendimento scarso. Mi feci beccare da un sistemista più bravo di me che seguiva le mie scorribande da tempo.Da carnefice divenni vittima: toccava a me essere ricattato! Cosa si poteva proporre ad una persona che non si faceva scrupoli per una pulsione meschina come l’avidità? Qualcosa che non avrei mai potuto immaginare. Mi fu chiesto di uccidere. E accettai.
I crimini commessi avevano sradicato completamente la mia morale? Ricordo solo che mi dissero che la scuola aveva un problema di soprannumero di studenti, di cui la maggior parte avente bassi voti. Il mio compito stava nell’eliminare le “pecore nere” affinché la media della scuola risultasse alta, per farla figurare in un’alta posizione nella classifica nazionale degli istituti di istruzione. Fu difficile iniziare, mi ci volle una settimana per riuscire a mettere in piedi un piano per il primo delitto: per più di un’ora aspettai la mia prima vittima e quando l’assalii ero più spaventato di lei, non riuscivo ad arrestare il tremolio delle mie mani, grondavo sudore. Ma quella esperienza terrificante invece che farmi desistere mi sbloccò e da quel momento il senso di rimorso non mi sfioro più, tanto che da vero professionista uccisi anche qualche studente modello per sviare le indagini. E forse ora mi stanno trascinando in tribunale proprio per avere giustizia di queste 60 vittime, 15 delle quali sapientemente ammazzate con una bomba. Oppure sarò accusato per i crimini informatici o ancora solo per i ricatti? Saranno riusciti a collegare tutte queste vicende?
Sto per entrare in tribunale. Conosco la procedura: mi verrà letta l’accusa, avrò 5 minuti per potermi difendere e poi la giuria di 15 persone avrà 15 minuti per decidere della mia vita. Saranno obiettivi o si faranno influenzare dal mio aspetto dimesso: di certo non possono fare a men
o di notare che sono letteralmente a mollo nei miei vestiti fradici. L’incaricato si alza e mi legge l’imputazione:
“L’accusa è di tentato omicidio.Durante la gestazione l’imputato privò il gemello dell’adeguato nutrimento, mangiando anche la sua parte. Fu necessario anticipare il parto e ciò nonostante il fratello alla nascita pesava poco più di 1 chilogrammo a fronte dei 4 dell’imputato. La richiesta del pubblico ministero è l’esilio”.
E’ incredibile,mi stanno accusando di un reato che avrei commesso ancor prima di nascere!Possibile che tra i giurati nessuno sappia che la capacità giuridica si acquisisce alla nascita!Mi basterebbe citare il relativo articolo del codice civile per essere libero, ma preferisco porre fino ai miei crimini facendomi condannare. Quanta ipocrisia poi nel parlare di esilio dalla città,quando è noto a tutti che appena fuori dall’involucro protettivo il Sole mi ucciderà.
Perché mi trovo qui? Per avidità? Per il desiderio di primeggiare in qualche campo oppure semplicemente perché sono un pazzo omicida? La successione degli eventi che mi hanno portato alla mia vita degenere inizia nel momento in cui ho iniziato a sudare tanto.Può una soluzione d’acqua, urea, sali e acido lattico aver condizionato totalmente la mia esistenza? Oppure è colpa di chi mi portò ad isolarmi o meglio di chi non insegnò loro il rispetto e la comprensione!?! Perché in questa società un difetto va sottolineato e deriso senza motivo, per il solo gusto di detestare e emarginare il “diverso”, l’imperfetto? Per vivere serenamente non basta più avere la coscienza pulita, ma è necessario osservare le nuove tavole della legge: Undicesimo Non sudare Dodicesimo non aver brufoli Tredicesimo non essere timido o introverso…
Parlo di rispetto quando io stesso ho violato il diritto alla vita di decine di ragazzi… Ora non mi resta che aspettare il giorno, l’arrivo del Sole omicida.
?E’ TEMPO DI MORIRE?
di Andrea Saettone