Vedi Napoli e poi.. non muori!
Gennaio 5, 2007 in Viaggi e Turismo da Marcella Trapani
Non è facile scrivere un articolo non retorico su Napoli, non è facile soprattutto per chi, come me, ci è nata e ha lasciato lì le amicizie dell’infanzia, i ricordi della scuola e i primi amori. Non è facile scrivere un articolo su Napoli in un momento in cui ciò che viene fuori di questa splendida, dolorosa città, è soprattutto il marcio della sua società, mentre tutto il resto passa in secondo piano.
Ciò nonostante ci provo anche perché, malgrado tutti i suoi problemi (o forse proprio per questo), malgrado l’immagine così oleografica che emerge da tanti libri, servizi giornalistici e dai personaggi (alcuni) di Un posto al sole, vale comunque la pena visitare questa città. Specialmente nel periodo tra Natale e Capodanno, ma in realtà per tutto il mese di dicembre, Napoli si riempie di turisti e di napoletani che girano nelle vie del centro storico, di S. Gregorio Armeno e di Spaccanapoli alla ricerca del pastore che manca nel presepe o del cornetto portafortuna da portare agli amici del nord che, com’è noto, non è vero ma ci credo…
Per meglio dire, il turista-tipo o il napoletano migrante rientrato per le ferie natalizie si lascia trascinare dalla folla di visitatori che si muove lentamente nelle strette vie, quelle che si dipartono da piazza S. Domenico Maggiore: qui è consigliabile fermarsi per visitare la splendida Basilica rinascimentale che conserva le arche con i corpi dei sovrani aragonesi, re di Napoli tra il 1443 e il 1503. Via S. Biagio dei Librai, così denominata perché un tempo era la strada delle botteghe dei librai e oggi degli orafi, via Benedetto Croce, dove a palazzo Filomarino, visse e morì il filosofo, piazzetta Nilo, il Decumano Inferiore, Via dell’Anticaglia con i resti del teatro romano (il Decumano Superiore).
Si può poi svoltare a destra rispetto alla piazza S. Domenico Maggiore e fermarsi alla Cappella Sansevero, fulcro della Napoli esoterica settecentesca, fatta erigere nel ‘600, secondo la leggenda in risposta ad un voto, ma ampliata nel 1749 da Raimondo de Sangro, VII principe di Sansevero. Qui si può ammirare la meraviglia del Cristo Velato, capolavoro dello scultore Giuseppe Sanmartino, eseguito nel 1753, e stupirsi davanti ai corpi dei due servitori del Principe custoditi nella cavea sotterranea: gli scheletri conservano l’intero sistema venoso e arterioso, con tutte le loro ramificazioni, grazie a un trattamento ancora misterioso a cui Sansevero li avrebbe sottoposti dopo la loro morte accidentale.
La via che parte da piazza del Gesù Nuovo si chiama Spaccanapoli perché divide in due parti la città antica. Se dalla piazza ci si gira e si alzano gli occhi si osserva la collina di S. Martino con la splendida Certosa e nelle giornate di sole invernale è una vista che abbaglia! Qui sorge la chiesa barocca dei Gesuiti, edificata sull’area del rinascimentale palazzo Sanseverino, di cui conserva la facciata a bugnato a punta di diamante. E lungo il percorso si diffonde nell’aria l’odore dell’incenso, usato per combattere il malocchio. Religione e superstizione si intersecano strettamente da queste parti.
Risalendo faticosamente (a causa della folla) la famosa via S. Gregorio Armeno, se si ha ancora una volta l’accortezza di sollevare lo sguardo si osserva il ponte coperto di collegamento tra il convento dedicato al santo (detto anche “di S. Patrizia”) e la chiesa omonima, che permetteva alle monache di clausura, custodi delle reliquie di Gregorio, di entrare nel gineceo della chiesa al riparo da occhi estranei.
Proseguendo sulla sinistra si costeggia l’antico conservatorio di S. Pietro a Maiella e percorrendo via S. Maria di Costantinopoli, ricca di antiquari e di botteghe di artigiani, si giunge al Museo Archeologico Nazionale. Il Museo espone, oltre alle splendide collezioni pompeiane (pitture, mosaici, sculture, manufatti), alle statue della Collezione Farnese e ad interessanti raccolte di epigrafi e di medaglie antiche, la mostra Egittomania. Iside e il mistero, che resterà aperta fino al 26 febbraio. Vi sono documentati i contatti tra l’Egitto e la Campania sin dal IX secolo a.C. In età romana poi la presenza di marinai e commercianti alessandrini nei porti della Campania favorì l’introduzione dei culti egiziani nella regione: tra questi quello di Iside, dea lunare che offriva protezione nella vita quotidiana e sopravvivenza nella vita ultraterrena. Il nucleo della mostra è rappresentato proprio dalle attestazioni di questo culto nei campi Flegrei, a Pompei, Ercolano, Napoli e Benevento. Dall’Iseo di quest’ultima città provengono le sculture egizie ed egittizzanti esposte che per la prima volta lasciano nella loro totalità il Museo del Sannio.
All’uscita dal Museo si può tornare nei Decumani per gustare una pizza “verace” in uno dei locali storici, molto economici, che si affacciano lungo le stradine. L’unico neo è che bisogna dotarsi di molta pazienza perché le file di attesa per un tavolo sono lunghe, a volte anche molto lunghe (specie nel periodo delle feste natalizie) e non è possibile prenotare. Ma una pizza qui è davvero un’esperienza indimenticabile!
Via F. De Sanctis 17/21
80134 Napoli
tel. 081-5518470
[email protected]
www. museosansevero.it
Aperto i giorni feriali dalle 10 alle 17, i giorni festivi dalle 10 alle 13. Chiuso il martedì.
Costi:
intero: euro 6.00;
ridotto: euro 4.00
Via S. Gregorio Armeno 1
80138 Napoli
tel 081-5520186
Per gli orari e i costi tel. al responsabile: suor Mercelita.
Piazza Museo 19
80135 Napoli
tel. 081-440166; 848800288 (per prenotazioni gruppi)
[email protected]
www.archeona.arti.beniculturali.it
Aperto tutti i giorni dalle 9 alle 19, tranne il martedì.
Costi:
intero (con mostra): euro 9.00;
ridotto: euro 5.75 (è possibile anche acquistare un biglietto cumulativo per la visita dei musei e siti archeologici della provincia: Pozzuoli, Baia, Cuma).
www.comune.napoli.it
www.culturacampania.rai.it
di Marcella Trapani