Viva la vida, muera la muerte
Febbraio 19, 2004 in Musica da Gino Steiner Strippoli
“Viva la vida, muera la muerte”, con queste parole furono accolti i Modena City Ramblers al loro arrivo in Chiapas. Un ricordo indelebile nella mente di Cisco & co, tanto da rendere quel “Viva la vita e che muoia la morte” il titolo del loro settimo album. Un disco pieno di amarezze e contemporaneamente disincantato.
Si passa da De Andrè, con la stupenda cover ne “Il testamento di Tito”, al folk più puro, cantato in dialetto emiliano, come i racconti di fiume “Al fiomm”. E all’amarezza e tristezza della canzone “Ebano”, racconto di vita di un’immigrata che si dà alla prostituzione per sopravvivere.
Inutile dire che il motivo che imperversa nell’immediatezza di chi sente parlare dell’album è “Viva la Vida”!
A livello sonoro i Modena sono più band rock rispetto al passato, anche se i primi “sintomi” si erano già visti in “Radio Rebelde”. Oggi, in più, c’è la produzione del ricercato Max Casacci, mente dei Subsonica.
Da venerdì 20 febbraio la band sarà in tournée, partendo proprio dal Piemonte, in quel di Savigliano (palasport), mentre a Torino li rivedremo il 22 aprile al Mazda Palace. Durante il loro viaggio per l’Italia e l’Europa (ben 23 date), i Modena (via Coop) devolveranno 1 euro in favore della campagna “acqua per la pace”.
Adesso sarà il palco a suggellare la grinta e le atmosfere di solidarietà della band. L’album eccelle per freschezza, i ritmi sono trascinanti, i testi al solito pungenti per cui… dal vivo sarà festa vera!!
La formazione dei Modena City Ramblers comprende oltre a Cisco, voce e chitarra, Francesco Moneti al violino e chitarra, Franco D’Aniello al flauto e tromba, Massimo Ghiacci al basso, Kaba Arcangelo Cavazuti alle percussioni e campionamenti e Roberto Zeno alla batteria. Ci saranno anche Luca “Gabibbo” Giacometti al buzuki e mandolino e Daniele Contardo alla fisarmonica e organetto.
Cisco, al solito disponibile e grande amico, ha raccontato la nascita di questo nuovo lavoro.
Allora, partiamo dal Tributo a De Andrè, una cover difficile, perché farla?
Sai, non è solo un omaggio ad un grande cantautore, l’abbiamo realizzata per il suo significato, perché spiega bene il rapporto che esiste tra l’uomo e la religione.
Un album comunque sempre coerente col vostro spirito battagliero.
Quando siamo andati in Chiapas siamo riusciti a capire meglio la comunità dei ribelli. Se è vero che la loro vita non è delle più facili, è altrettanto vero che non è solo una vita legata al dolore e alla lotta dura, infatti abbiamo scoperto che hanno una grande voglia di divertimento, di allegria. Questo essere positivi, nonostante i loro drammi, ci ha coinvolto e quindi abbiamo cercato di trasmetterlo in questo nostro disco.
Ma nel titolo dell’album, “Viva la vida, muera la muerte”, si parla anche di Italia!
Verissimo, nel testo ci sono molti riferimenti alla “nostra” situazione, a quello che si sta vivendo in Italia e alle manifestazioni pacifiste.
Parliamo di Peppino Impastato.
Sì, ti riferisci alla nostra canzone “I cento passi”, che è tratta dal film di Marco Tullio Giordana su Peppino Impastato. E’ un film una storia che ci ha molto commosso.
Già in passato avete affrontato nelle canzoni drammi come la prostituzione, adesso avete scritto “Ebano”.
E’ una storia amara di una donna sudafricana che, già prostituta nel suo paese, sbarca in Italia per cercare una nuova vita, un lavoro vero, e invece si ritrova nuovamente sulla strada.
di Gino Steiner Strippoli