Volpone

Marzo 25, 2003 in Spettacoli da Roberto Canavesi

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Con significative derivazioni da modelli classici, dal greco Luciano al latino Petronio, Volpone di Ben Jonson si è affermato nei suoi cinque secoli di vita come terribile e dissacrante farsa su di una società dominata dal Dio denaro: spetta ora a Glauco Mauri ed alla sua Compagnia farne rivivere i fasti e le atmosfere nell’allestimento in programma da stasera sul palco del Teatro Carignano per la stagione dello Stabile.

Protagonista del testo edito nell’ormai lontano 1606 è un vecchio imbroglione che, fingendosi prossimo al trapasso, promette a destra e manca eredità riuscendo per contro ad ottenere favori e grazie di ogni genere: nei suoi non ben chiari affari ha come compagno il fido servo Mosca, il parassita vero e proprio motore della vicenda con la sua astuzia e scaltrezza. Un misto di sfrontatezza, perversione ed insolenza per una commedia-farsa che non ha mai smesso di graffiare e di stimolare lo spettatore sulla reale consistenza del baratro nel quale un uomo può precipitare quando rimane schiavo della propria stupida avidità. Testo di grande modernità ed attualità, Volpone è un evento raro per la scena italiana, ragion per cui la messa in scena firmata dall’attore e regista marchigiano è ancor più significativa ed importante: per l’occasione abbiamo rivolto alcune domande a Glauco Mauri con l’intento di meglio avvicinarci alla comprensione dello spettacolo.

34258(1)Signor Mauri, come mai la scelta è ricaduta su un testo come Volpone di Ben Jonson dopo le ultime fortunate parentesi con Shakesperare e Ionesco, solo per citare gli allestimenti più recenti?

In questa stagione la mia Compagnia festeggia ventidue anni di vita artistica, un periodo lungo nel quale siamo sempre andati alla ricerca di testi di qualità: noi crediamo che il teatro debba servire alla vita, come insegnava Brecht, stimolando la riflessione e la critica: uno spettatore quando esce dalla sala deve essere più ricco, avere qualche cosa in più. Volpone faceva al caso nostro.

Quale è stata la molla che le ha fatto capire che era l’ora di metter mano a Jonson?

Ad essere sinceri, rileggendo il testo, l’attenzione è stata attratta dal sottotitolo che lo stesso autore ha voluto inserire per meglio sottolineare la finalità della sua opera: dire cose utili divertendo, una citazione oraziana che a mio modesto parere è la perfetta summa di quello che dovrebbe voler dire mettere in scena Volpone.

Ci troviamo di fronte ad una farsa in cui si ride molto: secondo lei qual’e’ l’elemento scatenante della comicità?

Ben Jonson è l’autore che, tra i suoi contemporanei, ha meglio saputo graffiare con il bisturi dell’ironia e, soprattutto, del grottesco: l’effetto comico scatta laddove si verifica la grottesca esasperazione di concetti quali avidità, gelosia, ricchezza, tutto è amplificato, volutamente portato al di sopra delle righe.

Una carriera lunga e fortunata la sua, negli ultimi decenni spesso associata al nome di Roberto Sturno, compagno di avventura in numerosissimi allestimenti: in Volpone gli ha riservato la parte di Mosca, il fido servitore del protagonista.

Sarebbe troppo facile definirlo il mio allievo prediletto, certo è però che Roberto Sturno è una presenza ormai indispensabile nei miei spettacoli: in quest’ultimo lavoro a ben vedere è l’oscuro regista che muove i fili dell’intreccio e lo fa con grande maestria e bravura.

Volpone

Teatro Carignano

da martedì 25 a domenica 30 marzo

Ingresso: 24 euro

Informazioni: 011.517.62.46.

di Ben Jonson traduzione, adattamento e regia di Glauco Mauri con Glauco Mauri, Roberto Sturno, Alarico Salaroli, Gianni De Lellis, Massimo Loreto, Felice Leveratto, Sergio Raimondi, Marina Kazankova, Cinzia Falcetti e Brunito Lanzoni: scene e costumi di Alessandro Camera, musiche di Arturo Annecchino, luci di Gianni Grasso.

di Roberto Canavesi