Zoo
Giugno 22, 2007 in Libri da Stefano Mola
Titolo: | Zoo |
Autore: | Gianni Clerici |
Casa editrice: | Rizzoli |
Prezzo: | € 16,50 |
Pagine: | 333 |
Zanzare più pericolose che squali o serpenti. Un giornalista velleitario con la r moscia, ma capace di un gran coup de théâtre. Maiali che si suicidano. La drammatica e tenera storia degli amori d’uno spastico. Un toro che prepara doma poco a poco, omeopaticamente, un torero. Uno scombinato custode d’una casa di campagna. Un integerrimo amico giornalista che inizia a collezionare amori mercenari nel mondo. Le corse dei tori di Pamplona. Una donna che dipinge i quadri del marito dopo la morte di lui. Il golf. Il tennis. Lo sci.
Ecco una piccola parte dell’universo minore, stravagante, scombinato che possiamo trovare in questa raccolta di racconti con cui Gianni Clerici è finalista al Premio Grinzane Cavour 2007. Uno scrittore prestato allo sport, come ebbe a dire Calvino. Uno scriba, come si autodefinisce (o schermisce) l’autore. Il mondo dello sport, certo, per la pratica (anche a buon livello). Poi una vita da giornalista, sulla carta e per la televisione. Chi ha la passione per il tennis, non può non ricordare le sue telecronache in compagnia di Rino Tommasi.
Nei suoi articoli e nelle sue parole due cose mi hanno sempre colpito. La competenza tecnica, puntuale, precisa, ma portata senza ostentazione. Come sottofondo necessario, prerequisito alla precisione (elemento d’eccellenza nel tennis, peraltro). Poi, lo sguardo attento alle cose laterali, ai cambi di vento repentini nella psicologia degli uomini, ai vestiti, agli atteggiamenti.
Sono aspetti che ritroviamo qui. Nella lingua utilizzata, che definirei svagatamene precisa. Un dire, uno svelare le cose quasi per caso, come per svagatezza (il tono di voce di Clerici è così). Una svagatezza solo presunta, che non deve ingannare, perché dietro c’è un acume che in pochi tratti solo apparentemente distratti accumula una trama, disvela poco a poco un personaggio. Una narrazione che non disdegna il gusto per colpo ad effetto, come una smorzata inattesa e decisiva, per restare al tennis.
Il tutto condito di un’attenzione benevola per l’umanità, bonaria e assolutoria anche e soprattutto nei confronti delle umane debolezze. Ben sappiamo quanto gli atteggiamenti categorici e assolutisti portino poi a grandi catastrofi. Uno sguardo quieto e arguto, come quello di Clerici, non può che farci bene.
di Stefano Mola